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Botte e bocce

Maurizio Crippa
Costantemente indecisi se considerare Carlo Tavecchio il più improbabile dei peracottari o una magnifica incarnazione delle teorie innatiste.
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Costantemente indecisi se considerare Carlo Tavecchio il più improbabile dei peracottari o una magnifica incarnazione delle teorie innatiste, quelle che fanno di ogni essere umano un potenziale Kant a prescindere dagli studi, di fronte alla frase pronunciata ieri dal capo della Figc, “le violenze stanno insite nella logica degli italiani, si scontrano anche per il gioco delle biglie o per il gioco delle bocce non solo per il calcio. La conflittualità sta nel Dna nostro”, non ci resta che propendere per la genialità innata. Gli italiani litigano persino quando giocano a bocce (chiedetelo del resto a Bersani, quante ne ha prese pure in bocciofila). E’ una constatazione che solo il correttismo buonista può mettere in dubbio. Prendete ad esempio quelli di Sel, ecologisti in libertà che hanno illuso gli italiani e i romani in particolare con la loro giocosa ondata di sindaci arancioni. Che hanno portato Marino al Campidoglio e l’hanno aiutato a trasformarlo in una sgangherata bocciofila. Ora lo piantano in asso, per pura cattiveria, è chiaro, nel momento del bisogno. Solo perché il pallino non ce l’hanno più. “Le poltrone le lasciamo al monocolore del Pd”. E loro, a giocare responsabilmente a biglie. As usual.
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