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Il cinismo dei giornali

Maurizio Crippa
Nel giorno che non passerà alla storia del giornalismo per l’infortunio del quotidiano Leggo, cui è sfuggita in stampa una pagina in bozza, col titolo-bozza “Pezzone sulla Rubentus” – quei titoli finti e cazzoni in attesa di quelli veri che facciamo in tutte le redazioni, e a volte sono meglio dei d
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Nel giorno che non passerà alla storia del giornalismo per l’infortunio del quotidiano Leggo, cui è sfuggita in stampa una pagina in bozza, col titolo-bozza “Pezzone sulla Rubentus” – quei titoli finti e cazzoni in attesa di quelli veri che facciamo in tutte le redazioni, e a volte sono meglio dei definitivi – il sito di gossip Gawker ha “sconcertato la rete” (perbacco!) con un’altra, banale, normalità del giornalismo: due vecchie foto scattate nella redazione del New York Times in cui i giornalisti mimano con cinismo e goliardia due gravi stragi, notizie della cronaca di quei lontani giorni. Cinismo e senso dell’universale inutilità sono da sempre garanzia di buon giornalismo. Ma l’editore del Nyt, Arthur Sultzberger jr., s’è ritenuto obbligato al solito comunicato a culo di gallina: “Queste foto sono di cattivo gusto, non rispecchiano i valori”. Il caposervizio esteri del Nyt di allora, Bill Keller, riconosciuto in una delle foto, s’è invece irritato: “Questo è ciò che i giornalisti facevano con i loro impulsi infantili prima che esistesse Gawker”. Risposta sbagliata. Non è colpa di Gawker, è che c’è sempre un cretino in agguato sul web che pretende l’innocenza dei media. E crede di essere innocente.

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