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La prevalenza del topo nell’incoscio incosciente dei politici e dei social incontinenti

Maurizio Crippa
Per primo aveva cominciato il Pifferaio di Hamelin, perché tutto si può dire di Beppe Grillo ma non che gli manchi il fiuto animale per quel che gli altri vorrebbero urlare ma non sanno, e quando suona il flauto tutti se li porta dietro.
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Per primo aveva cominciato il Pifferaio di Hamelin, perché tutto si può dire di Beppe Grillo ma non che gli manchi il fiuto animale per quel che gli altri vorrebbero urlare ma non sanno, e quando suona il flauto tutti se li porta dietro. E dunque gli scappò il celebre tuìt, “prima che la città venga sommersa dai topi”. Poi è arrivato il tuìt di tale Victor Pablo Dana, collaboratore di Mr Bee, il cinese dei danari del Milan. Saputo che a Milano ci sono cinque milioni di pantegane, più dei turisti di Expo, il caballero non s’è tenuto: “Saranno fan dell’Inter”. Apriti cielo. A questo punto, anche il più fesso degli adolescenti coi brufoli avrebbe cambiato battuta, ma Ignazio Marino no, lui ha studiato tanto e vuole essere il nuovo Uomo dei topi di freudiana memoria: “Non hanno vergogna? Perché non tornano nelle fogne?”. E siccome le vere signore, si sa, quando vedono i topolini saltano in piedi alla sedia, ha strillato Giorgia Meloni: “Siamo già nelle fogne come ogni romano. Dimettiti invece di dire cretinate”. E infine Daniela Santanchè, con la falce come Sorella morte: “L’unico che deve scappare via alla velocità di un topo è lui”. A essere pessimisti viene in mente che quando l’inconscio di tutti inciampa nei topi è perché la nave affonda, o la peste è già in città. Ma per non scomodare le nere visioni di Günter Grass, diremo che l’anno del topo è per i cinesi un anno di prosperità. Solo che il prossimo è nel 2020. E a quel punto, pure se andasse come vuole il Cav., in Italia s’è già votato e a Roma pure. E chi è scappato è scappato.
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