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Il populista è animale politico, e Podemos si butta sui tori

Maurizio Crippa
Mentre noi ci abbrustoliamo le meningi per stabilire se il Populista in chief abbia davvero equiparato topi e clandestini, mentre un suprematista di Charleston si dà alla caccia grossa in chiesa perché quelli stuprano le nostre donne bianche, mentre Salvini dona il sangue e spera che sia per un immi
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Mentre noi ci abbrustoliamo le meningi per stabilire se il Populista in chief abbia davvero equiparato topi e clandestini, mentre un suprematista di Charleston si dà alla caccia grossa in chiesa perché quelli stuprano le nostre donne bianche, mentre Salvini dona il sangue e spera che sia per un immigrato, incurante delle probabili crisi di rigetto, mentre un turista piscia sulla cupola del Brunelleschi perché, cazzo, mica gli avevano messo il cesso, mentre l’Ungheria erige un muro per difendersi, evidentemente non da se stessa, la deriva irrazionalista del populismo, più mondiale del mondialismo, ci regala una nuova e mirabile sintesi dello spirito. Viene dalla Spagna, che s’è consegnata anema e core al verbo di Podemos e limitrofi, tra una madrilena Carmena e una catalana Ada Colau. I nuovi sindaci, par di capire, anziché puntare a tappare i buchi dei deficit e delle strade e a creare lavoro, annunciano divieti alle corride e tagli a scuole e infrastrutture che mandano avanti l’antica tradizione. Il nuovo dogma modernista dice che “la tauromachia costituisce un anacronismo” e i tori sono corruzione passatista di “conservatorismo e spagnolità”. Informa il Mundo che toreri e picadores si sono riuniti “in segreto” per preparare le contromosse. Li infilzeranno come tori, o come tordi. I tori “moriranno di inattività”, il settore economico prenderà una batosta, ma la democrazia sarà più bella di pria. Del resto il popolo è animale politico. E politico, a volte, è un’esagerazione.

 

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