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Come vestirti se sei un premier al fronte e non sei Letta

Maurizio Crippa
Honi soit qui mal y pense che il nostro commander in chief sia volato in Afghanistan per evitare di stare a rispondere a Chicco Mentana su come sia potuta finire 5 a 2.
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Honi soit qui mal y pense che il nostro commander in chief sia volato in Afghanistan per evitare di stare a rispondere a Chicco Mentana su come sia potuta finire 5 a 2, senza golden gol in Veneto ma pure con l’autogol in Liguria, ché in quel caso bastava mandarci la Ale Moretti, e la tapina avrebbe meno sofferto tra le alture di Herat di quanto non abbia pianto amaramente sui Colli Euganei. Honi soit qui mal y pense che un capo di governo quando va a trovare le truppe al fronte dovrebbe evitare di sfoggiare la solita camicia bianca scravattata sotto la mimetica, che fa tanto liceale all’ultimo giorno di scuola, o Fonzie quando si vestiva elegante. Honi soit qui mal y pense, solo perché Obama indossava il solito completo perfetto quando andò ad abbracciare i marine in Iraq, e per l’Afghanistan scelse un giubbotto d’aviatore che lo rendeva quasi credibile. E poi, sotto al giubbotto d’aviatore aveva almeno una camicia a quadretti azzurra. Del principe Harry vestito da parà non si starà nemmeno a dire, roba che vale secoli futuri di monarchia. Non staremo nemmeno a pensare, meritando il vituperio, che quando ha detto “vi chiedo di restare ancora qualche mese”, guardasse i soldati ma avesse in mente Stefano Fassina. Sarebbe davvero meschino di fronte a un premier combattente. Perché basta ripensare a Enrico Letta che si presentò al fronte con elmetto e giubbotto antiproiettile, che fifone, e sotto la cravatta e la grisaglia, per ammetterlo: altro che Fonzie, questo è Rambo.
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