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L’ultima gran regia di Ronconi, portare tutti a Messa al suo funerale religioso

Maurizio Crippa

Non ha voluto la camera ardente, ha scelto di andare lontano dalla sua casa artistica, il Piccolo Teatro

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Non ha voluto la camera ardente, ha scelto di andare lontano dalla sua casa artistica, il Piccolo Teatro, dove l’hanno salutato dal proscenio, composti, gli attori che recitano nel suo ultimo lavoro, che è la storia di Lehman Brothers. Ieri, “nel pieno rispetto della sensibilità e della volontà espressa dal Maestro”, come ha informato il sito del Piccolo, “in forma privata” nella chiesa parrocchiale di Civitella Benazzone dedicata ai santi Andrea e Biagio, nella sua Umbria, Luca Ronconi ha voluto il suo funerale. Con il parroco don Roberto e il vescovo ausiliare di Perugia, monsignor Giulietti. Così, come se ne vanno di solito tutti i cristiani (nell’accezione sinonima di esseri umani, uomini e donne, che un tempo il termine possedeva), anche quelli importanti. In una recente intervista riproposta in tv – peraltro interviste infrequenti, ed erano magnifiche, affascinanti sottotono – gli avevano chiesto quale fosse, giunto a questo punto, la sua visione della vita. Lui aveva ruminato in silenzio un bel po’, tra la barba bianca, con gioco d’attore eppure sincero. “Un certo affetto”. Aveva risposto. Per le persone, le cose… insisteva quello. “Per quello che c’è”. Che altro ne pensasse, l’intellettuale ariostesco, nessuno lo saprà. E’ sempre stato, per il mondo della cultura, maestro di laicità agnostica, l’unica religione ammessa dalla sinistra intellettuale che lo adorava. Per sé ha scelto questo funerale. C’erano duecento persone. L’ultima regia del più grande regista teatrale del mondo è stata portarli a Messa.

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