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Il burqa di carne e il card. Hannibal the Cannibal Ravasi

Maurizio Crippa

Stefano Pistolini a parte, non è che ce lo ricordiamo in tanti

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Stefano Pistolini a parte, non è che ce lo ricordiamo in tanti, quando John Lennon ormai sotto le malìe di Yoko Ono cantava “Woman is the nigger of the world”, la donna è il negro del mondo, noi le facciamo dipingere il viso e la facciamo ballare. Altri tempi, altri eccessi. Ma “la chirurgia estetica è come un burqa di carne”, scritto nel documento di un’assemblea vaticana sulle culture femminili, #LifeofWomen (maledetto sia l’hashtag messo in chiesa: ha un qualcosa di luciferino), beh, suona  un po’ come se il cardinal Ravasi facesse una conferenza stampa sdraiato su un lettone. Forse il concetto, certo in controtendenza sulle mode, non è poi così sbagliato, si può dibattere. Ma anche a prescindere dal casus della testimonial prescelta Nancy Brilli, la quale è pure compagna di un chirurgo estetico, che si è indignata con il testo e con il buon biblista pacioccone; anche tralasciando che si sono incazzati sia i catto-con sia i catto-prog, per i quali forse il Pontificio consiglio della cultura avrebbe dovuto rivolgersi a Vladimir Luxuria. Al netto di questo (e ci guardiamo come da un anatema di entrare nel merito), l’impressione è che il sant’uomo alle prese con il “burqa di carne” finisca fuori parte, come un Hannibal the Cannibal tra i vestitini di carne. Terreno non proprio suo, e neanche tanto utile alla causa callejera. O come diceva Michael J. Fox dopo aver strapazzato la Gibson: “Ehm… forse non siete ancora pronti per questo… Ma ai vostri figli piacerà”. Sì, magari. Però aspettiamo almeno il Sinodo sulla famiglia.

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