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una cerimonia “bicoastal”

Le belle, la brutta, l’occulta (in Italia). Ecco le serie per i Golden Globe

Mariarosa Mancuso

Fari puntati su "Schitt's Creek" di Dan e Eugene Levy (che da noi ancora nessuno trasmette), nella categoria "limited series" troviamo invece "La regina degli scacchi". L'intrusa? L'evitabile Parigi da cartolina con Lily Collins

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La cerimonia dei Golden Globe quest’anno sarà “bicoastal”. Tina Fey maestra di cerimonie a New York e Amy Poehler maestra di cerimonie a Los Angeles, con i due figli di Spike Lee, Satchel e Jackson, a far da valletti. Decisione presa prima che i giornalisti della stampa estera a Los Angeles decidessero di snobbare “Da 5 Bloods”, ultimo e bellissimo film del genitore. Non è la prima volta che succede, negli anni esiste una lunga lista di candidature stravaganti. Limitandoci alle serie (dei film candidati abbiamo scritto ieri, con il contorno di attori e registi, maschi e femmine) risulta incomprensibile la candidatura di “Emily in Paris”, showrunner Darren Star. “La glassa sulla torta”, ha commentato l’attrice e produttrice Lily Collins. Solo che la torta non c’è. La Parigi da cartolina – vista con gli occhi di un’americanina che non spiccica una parola di francese – è buona solo per la pratica detta “hate-watching”: la si guarda per dirne male. Un cliché rincorre l’altro: maschi seduttori, salse al burro, sigarette vere, la Tour Eiffel fissa sullo sfondo, neanche fosse in un film d’animazione come “Ratatouille”. Correva voce che la stampa estera fosse più culturalmente attrezzata rispetto a chi vota per gli Oscar: non è vero niente.

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La cerimonia dei Golden Globe quest’anno sarà “bicoastal”. Tina Fey maestra di cerimonie a New York e Amy Poehler maestra di cerimonie a Los Angeles, con i due figli di Spike Lee, Satchel e Jackson, a far da valletti. Decisione presa prima che i giornalisti della stampa estera a Los Angeles decidessero di snobbare “Da 5 Bloods”, ultimo e bellissimo film del genitore. Non è la prima volta che succede, negli anni esiste una lunga lista di candidature stravaganti. Limitandoci alle serie (dei film candidati abbiamo scritto ieri, con il contorno di attori e registi, maschi e femmine) risulta incomprensibile la candidatura di “Emily in Paris”, showrunner Darren Star. “La glassa sulla torta”, ha commentato l’attrice e produttrice Lily Collins. Solo che la torta non c’è. La Parigi da cartolina – vista con gli occhi di un’americanina che non spiccica una parola di francese – è buona solo per la pratica detta “hate-watching”: la si guarda per dirne male. Un cliché rincorre l’altro: maschi seduttori, salse al burro, sigarette vere, la Tour Eiffel fissa sullo sfondo, neanche fosse in un film d’animazione come “Ratatouille”. Correva voce che la stampa estera fosse più culturalmente attrezzata rispetto a chi vota per gli Oscar: non è vero niente.

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Spulciando le serie candidate – divise come è costume dei Golden Globe tra comiche e drammatiche – troviamo la già molto premiata “Schitt’s Creek” di Dan Levy & Eugene Levy. Cinque candidature, dopo i sette Emmy vinti lo scorso settembre con la sua sesta e ultima stagione. Ancora nessuno che faccia la grazia di trasmettere in Italia la storia dei ricconi che finiscono in miseria, e sono costretti a vivere in un paesino che avevano comprato al figlio per burla di compleanno. Misteriosissimo mistero. Neanche si capisce perché non possiamo vedere la miniserie “Small Axe” di Steve McQueen, nel resto del mondo disponibile su Amazon già da un bel po’ (ipotesi: qualche distributore ha comprato i diritti per l’Italia, si tratta in realtà di cinque film sui neri in Gran Bretagna, e li tiene in magazzino aspettando tempi migliori).

 

Candidata, nella categoria “limited series” (storie che si esauriscono in un ragionevole numero di episodi), assieme ai titoli che hanno conquistato anche gli spettatori italiani: “Unorthodox”, “The Undoing” e “La regina degli scacchi”. Candidate anche le tre attrici protagoniste: Shira Haas, Nicole Kidman, Anya Taylor Joy. Grande rivale: Cate Blanchett che in “Mrs America” sfoggia camicette di seta con il fiocco. Parlando di attori, per “The Undoing” si aggiungono Hugh Grant (protagonista) e Donald Sutherland (non protagonista). “The Crown” raccoglie sei candidature, una per la regina Olivia Colman e una per la quasi debuttante Emma Corrin nella parte di Diana Spencer. Nella prossima stagione verrà sostituita da Elizabeth Debicki, la stangona di “Tenet”. E al cinema avrà come rivale – già girano le foto, cappello con veletta – la Diana di Kristen Stewart nel film “Spencer” di Pablo Larraín.

 

 

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