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Addio a Cloris Leachman, con lei va via mezzo secolo di cinema

Mariarosa Mancuso

È morta a 94 anni l'attrice che ha interpretato Frau Blücher in Frankenstein jr. La sua carriera ha attraversato tutto lo spettacolo americano

 

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Era Frau Blücher (nitrito). La scontrosa governante del “castello Ululà”, dove il barone Victor Frankenstìn con il fedele Aigor (“gobba, quale gobba?”) conduce audaci esperimenti: cervelli fuori uso innestati in corpi giganteschi. A sentir pronunciare il suo nome, i cavalli giù nelle scuderie nitriscono spaventati. Frau Blücher (nitrito) non si scompone, tranne quando confessa un’antica liaison con il vecchio barone Frankenstein. Anche lui trafficava in laboratorio, tra fulmini e cadaveri da rianimare: siano sempre lodati Mary Shelley per il personaggio e Mel Brooks per la parodia “Frankenstein jr” (con riciclo del vecchio laboratorio Universal che era servito a James Whale e a Boris Karloff).

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Era Frau Blücher (nitrito). La scontrosa governante del “castello Ululà”, dove il barone Victor Frankenstìn con il fedele Aigor (“gobba, quale gobba?”) conduce audaci esperimenti: cervelli fuori uso innestati in corpi giganteschi. A sentir pronunciare il suo nome, i cavalli giù nelle scuderie nitriscono spaventati. Frau Blücher (nitrito) non si scompone, tranne quando confessa un’antica liaison con il vecchio barone Frankenstein. Anche lui trafficava in laboratorio, tra fulmini e cadaveri da rianimare: siano sempre lodati Mary Shelley per il personaggio e Mel Brooks per la parodia “Frankenstein jr” (con riciclo del vecchio laboratorio Universal che era servito a James Whale e a Boris Karloff).

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Cloris Leachman è morta a 94 anni, dopo una carriera d’attrice che ha attraversato tutto lo spettacolo americano. Miss Chicago nel 1946, e a 82 anni ballerina di cha-cha-cha e altri ritmi latini in “Dancing with the Stars”: vestita di paillettes, l’eyeliner a far risaltare gli occhi azzurri, arrivò settima su tredici concorrenti (lifting e botulino non pervenuti, così invecchiano le vere signore). Una decina di anni fa disse in un’intervista che non aveva nessuna intenzione di ritirarsi a vita privata: “Per farmi smettere di recitare vi toccherà tramortirmi con un tubo di piombo”. Dopo la finale di Miss America arrivò l’Actors Studio: Elia Kazan come insegnante, Marlon Brando come compagno di corso. E una parte in “L’ultimo spettacolo” di Peter Bogdanovich, girato nel 1971 e ambientato nel 1950. Il cinema in una piccola città del Texas sta per chiudere i battenti, i ragazzi che lo frequentavano stanno per diventare grandi. Chi andrà all’università, chi a combattere in Corea. Cloris Leachman è una casalinga abbastanza disperata per farsi un giro con un giovane sportivo. Un bianco e nero che trasuda malinconia, e un Oscar come attrice non protagonista. La ragazza del 1926 aveva già le idee chiarissime: “Per alcuni la statuetta funziona come una trappola, altri la afferrano e cominciano a correre. Esattamente quel che io ho intenzione di fare”.

 

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Una corsa anche verso la tv, dove Cloris Leachman ha vinto otto premi Emmy, tra comici e drammatici. Quando lo schermo piccolo – e allora era piccolo davvero – non aveva buona fama (sembra incredibile, ma è stato così per svariati decenni, gli attori la consideravano con timore, c’era il caso di non riuscire a fare il cammino inverso). Prima tappa, lo storico “Mary Tyler Moore Show”, nella classifica dei 50 migliori programmi televisivi americani: una delle sitcom di maggiore successo negli anni 70. La statua dell’attrice protagonista – che dava il nome allo show, allora usava cosi – svetta a Minneapolis, attrazione turistica per gli ormai maturi fan. Lo scorso marzo qualcuno le ha fatto indossare la mascherina e i guanti. Mary Richards, così si chiamava il personaggio, viveva da sola e lavorava in televisione, come assistente di un produttore di news. Una donna al lavoro – si intende lontana dalla sua linda casetta e dalla sua cucina, il grembiulino per accogliere il marito che rientra stanco, mentre i pupi giocano sul tappeto – non si era mai vista. Alle vecchie sitcom, tra l’altro, rende omaggio l’ultimo prodotto dell’Universo Marvel, “Wandavision” (su Disney +, se volete andare a controllare l’imborghesimento suburbano dei supereroi). La padrona di casa di Mary si chiamava Phillys, appunto Cloris Leachman: svampita e con i riccioli a cavatappo. Il personaggio ebbe poi uno spin-off tutto suo, con il nome nel titolo, giunto a oscurare il successo dello show che lo aveva generato. In anni più vicini, una bella lista di ruoli da nonna. Sulla via della demenza (in “Bad Santa”), nostalgica del successo da cantante in “Spanglish”, accanto a Tea Leoni e Adam Sandler. Sempre impeccabile, non come certi attori maschi che maturando si rendono ridicoli.

 

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