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POPCORN

Dopo i cartoni Pixar non c'è posto per i classici del cinema

Mariarosa Mancuso

L'allarme arriva da Zoe Williams, dalle pagine del Guardian, che dopo un’infanzia Pixar ha deciso di far cambiar dieta ai suoi figli

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Genitori di figli cresciuti con i film della Pixar, allarme. No, non per il fatto che gli ultimi titoli – da quando la ditta è entrata nel gruppo Disney, John Lasseter è passato a incarichi dirigenziali, poi l’hanno cacciato come molestatore – esagerano con il senso della vita. Prendete “Onward – Oltre la magia” (su Disney + dal 6 gennaio) e “Soul” (già su Disney +). Temi altissimi, svolti con gag tragicamente già viste. Il genitore che per magia riappare a metà (la metà sotto la cintura, quindi bisogna rimpannucciarlo come “L’uomo invisibile”) viene da “Weekend con il morto” (già su Disney +). L’anima del musicista jazz che si incarna nel micio era in “Una vita da gatto” (non il miglior film con Kevin Spacey). Lancia l’allarme Zoe Williams sul Guardian, che dopo un’infanzia Pixar ha deciso di far cambiar dieta ai suoi figli. Una sorta di svezzamento cinematografico. Prima proposta: “Tutti pazzi per Mary” con Cameron Diaz. Respinta con sdegno. I ragazzini hanno visto il film sbuffando, mentre la madre continuava a dire: “Aspettate, aspettate, la scena che arriva è molto divertente”. Ha constatato con dolore che la prima gag era collocata a 40 minuti dall’inizio. Il resto era divertente per un adulto. Non per ragazzi abituati ai ritmi della Pixar – non vuol dire “montaggio sincopato”, ma “scene che in poco tempo raccontano un sacco di cose”.

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Genitori di figli cresciuti con i film della Pixar, allarme. No, non per il fatto che gli ultimi titoli – da quando la ditta è entrata nel gruppo Disney, John Lasseter è passato a incarichi dirigenziali, poi l’hanno cacciato come molestatore – esagerano con il senso della vita. Prendete “Onward – Oltre la magia” (su Disney + dal 6 gennaio) e “Soul” (già su Disney +). Temi altissimi, svolti con gag tragicamente già viste. Il genitore che per magia riappare a metà (la metà sotto la cintura, quindi bisogna rimpannucciarlo come “L’uomo invisibile”) viene da “Weekend con il morto” (già su Disney +). L’anima del musicista jazz che si incarna nel micio era in “Una vita da gatto” (non il miglior film con Kevin Spacey). Lancia l’allarme Zoe Williams sul Guardian, che dopo un’infanzia Pixar ha deciso di far cambiar dieta ai suoi figli. Una sorta di svezzamento cinematografico. Prima proposta: “Tutti pazzi per Mary” con Cameron Diaz. Respinta con sdegno. I ragazzini hanno visto il film sbuffando, mentre la madre continuava a dire: “Aspettate, aspettate, la scena che arriva è molto divertente”. Ha constatato con dolore che la prima gag era collocata a 40 minuti dall’inizio. Il resto era divertente per un adulto. Non per ragazzi abituati ai ritmi della Pixar – non vuol dire “montaggio sincopato”, ma “scene che in poco tempo raccontano un sacco di cose”.

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Un confronto con i classici festivi è impietoso (conteggi di Zoe Williams). Ne “Il mago di Oz”, durata 102 minuti, cercano qualcosa che trovano solo al minuto 99. “In tutti insieme appassionatamente”, ambientato nell’Austria nel 1938, qualche nazista spunta dopo tre ore. “In un paio d’ore, ‘Toy Story’ ha più gag di tutta la mia infanzia”, scrive Zoe Williams. La stessa invidia che (inconfessabilmente) proviamo davanti ai ragazzini con l’iPad: crescono senza sapere cos’è la noia (non tutti, guardando a lungo il soffitto, o un filo d’erba, o l’acqua del fiume che scorre, diventeranno artisti, registi, attori, scrittori, filosofi: troppo facile, tanti si annoiano a morte in provincia e la cosa finisce lì). Il calcolo che a Zoe Williams manca è che da “La vita è meravigliosa” di Frank Capra, neanche messo nella lista per prudenza, sono passati 70 anni. C’è un mondo di mezzo, e purtroppo le altre – diciamo così – “istanze educative”, stavolta per adulti, vorrebbero toglierlo dalla storia del cinema, insieme a un sacco di altre cose, perché non ci sono le minoranze etniche. I ragazzini ci arriveranno poi, se ne hanno voglia. Intanto hanno imparato a raccontare una storia – anche importante, anche di vita e di morte – senza annoiare e senza lagnarsi. Con una casa, un vecchietto che somiglia a Martin Scorsese, uno scout, e tanti palloncini. “Up” di Bob Peterson e Pete Docter – lo stesso di “Soul”, con meno interrogativi sul senso della vita – è un ottimo film per cominciare l’anno.

 

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