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Popcorn

Binge watching addio. Netflix torna al buon vecchio palinsesto

Mariarosa Mancuso

Un eccesso di offerta e il rischio indigestione: in tanti rimpiangono gli orari fissi, senza la tentazione di divorare tre puntate una dopo l’altra. La modalità "Direct" di Netflix, lanciata in Francia a inizio novembre, e il ritorno alla tv lineare

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Anni fa, quando Starbucks era un posto figo dove si faceva la fila per entrare e piazzarsi con il Mac (adesso è un po’ decaduto, tranne che a Milano dove ne hanno aperto uno che neanche più somiglia all’idea di partenza), esisteva una piccola guida per districarsi nell’ordinazione. E ridurre così la coffee-fatigue – possiamo dire “esasperazione da caffè”, o poi la ditta si offende? – che coglieva il cliente incapace di dominare il numero di variabili, dalla qualità dei chicchi alla correzione con caramello o altro.

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Anni fa, quando Starbucks era un posto figo dove si faceva la fila per entrare e piazzarsi con il Mac (adesso è un po’ decaduto, tranne che a Milano dove ne hanno aperto uno che neanche più somiglia all’idea di partenza), esisteva una piccola guida per districarsi nell’ordinazione. E ridurre così la coffee-fatigue – possiamo dire “esasperazione da caffè”, o poi la ditta si offende? – che coglieva il cliente incapace di dominare il numero di variabili, dalla qualità dei chicchi alla correzione con caramello o altro.

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Esiste anche la Netflix-fatigue, quando non sappiamo cosa vedere tra tanti titoli. Capita, capita, ma uno si vergogna anche un po’ a dirlo, dopo che abbiamo esaltato e goduto la libertà di scelta, e quella di binge watching: perché dovrei aspettare una settimana per il prossimo colpo di scena? I primi ad accorgersene sono stati i dirigenti della piattaforma, che con la fattiva collaborazione del marketing stanno sperimentando il canale Direct. Funziona esattamente come la televisione. Quella di una volta, perché la tv di oggi cerca invece di imitare, con la possibilità di rivedere i programmi on demand, all’orario che ci fa comodo, la libertà dello streaming.

 

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I primi ad avere la scelta “Direct” nel menu sono stati gli abbonati francesi, all’inizio di novembre. Le ricerche di mercato certificano che tra loro c’erano molti abbonati presi da nostalgia per la programmazione tradizionale. Quella che in gergo si chiama “lean on”: quando uno torna a casa stanco, dopo aver scelto tra tante possibilità la cena da asporto, e si affida a quel che qualcun altro ha deciso per lui, senza dover decifrare i consigli dell’algoritmo (abbiamo già detto che risultiamo al 98 per cento compatibili anche con certe schifezze che mai guarderemo? Come quando Amazon caldeggia caldamente i libri già comprati tre settimane prima?).

 

Non si sa ancora se e quanto la neo tv sia stata apprezzata, tra gli altri spettatori-bersaglio ci sono quelli sopra i 35 anni. Evidentemente affaticati, con figli a cui badare (in Francia succede, son giovani e non si fermano al primo rampollo), ma non al punto da mettersi davanti alla tv generalista: vogliono un programma “obbligato” ma messo insieme con i titoli del catalogo Netflix. Vogliono le serie prodotte da Netflix, a orari fissi e senza la tentazione di divorare tre puntate una dopo l’altra. Potrebbero, naturalmente, lasciare la modalità “Direct” e tornare al libero arbitrio. Ma anche il “tutti in contemporanea” ha il suo fascino: se guardate sul vostro account Disney+ un tastino comunitario lo vedrete anche lì. Netflix reinventa la televisione lineare. Sembra assurdo ma è così, e la sperimenta in un paese cinefilo dove ha 9 milioni di abbonati, secondo le stime di Variety. Anche i millennial, durante il lockdown, pare abbiano cominciato ad apprezzare i palinsesti obbligati.

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