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"Enola Holmes". Bradbeer punta sul femminismo

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A Sherlock Holmes si può fare tutto. Anche se non tutto riesce perfettamente. Nel film diretto da Guy Ritchie, Robert Downey jr si ritrova nudo e ammanettato sul letto, un cuscino proprio lì a difesa del pudore, mentre cerca di convincere la cameriera che sotto quel cuscino troverà la chiave per liberarlo. Della serie Bbc con Benedict Cumberbatch e il suo smartphone abbiamo a suo tempo riferito le geniali meraviglie. Difficili da imitare, qui il regista e lo sceneggiatore neanche ci provano. Preferiscono la pista femminista. Enola è la sorella sedicenne di Sherlock Holmes, in una serie di romanzi scritti da Nancy Springer (“The Enola Holmes Misteries”, in Italia li pubblica De Agostini, esiste anche la versione a fumetti). Vive con la mamma, che la educa all’arte e alla scherma (anche Sherlock secondo Arthur Conan Doyle, univa un cervello finissimo a un fisico allenato). Nel film, sono Millie Bobby Brown – era Undici, la ragazzina con i superpoteri scappata dal laboratorio nella serie “Stranger Things” – e Helena Bonham Carter.

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“Enola” se lo leggiamo all’incontrario è “Alone”. Un presagio: la madre sparisce, e la ragazza si ritrova sola nella grande villa. Arrivano il fratello Sherlock, che è già famoso per i casi risolti e forse intuisce le doti della ragazza, e il fratello Mycroft, che vorrebbe per lei un’educazione più tradizionale: si è già procurato un’istitutrice modello signorina Rottenmeier. Enola fugge, vestita da maschio – tra i dipinti e nei cassetti della mamma ha trovato un paio di indizi  Sul treno per Londra incontra Tewkesbury, un piccolo lord petulante quasi quanto lei, che all’inizio del film parla direttamente allo spettatore. Fanno coppia, verso la grande città dove i politici sono in grande agitazione. “Bisogna dare o no il voto alle donne?”. Fa sapere Netflix che il messaggio di liberazione holmesiano è stato visto finora da 76 milioni di abbonati. Già temiamo la serie.

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