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"Cosa sarà", l'ultimo film (sfortunato) di Francesco Bruni

Mariarosa Mancuso

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Film sfortunato. Doveva uscire a marzo, per i motivi che sapete l’hanno rimandato all’autunno, resistendo eroicamente alle lusinghe dello streaming. Poi l’anteprima alla Festa di Roma, tre giorni dopo hanno chiuso i cinema. Sfortunato per il primo titolo scelto, “Andrà tutto bene”: così venivano annunciate le riprese, l’anno scorso, al quartiere Venezia di Livorno. Sfortunatissimo per la vicenda (tristemente autobiografica): non è il momento adatto per proporre a un pubblico che si spera numeroso Kim Rossi Stuart con i capelli rapati a zero (“Perfect Day” di David Bowie fa da colonna sonora). In ospedale, sotto chemioterapia e in attesa di un trapianto. Va detto. Va detto anche che Francesco Bruni, sceneggiatore di Paolo Virzì fin da “Ovosodo” e Ferie d’agosto”, nonché regista di “Scialla! (Stai sereno)”, ha la scrittura giusta per non cadere nella lagna. Si sospetta fortemente che “La linea verticale” di Mattia Torre abbia fatto da guida per l’alternanza di dolore e ironia.

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Senza risparmiare il protagonista, un regista che rifiuta gli attori famosi perché non vuole fare film commerciali, c’è il rischio che portino soldi a casa e levino il marchio dell’artista. E quando gira una commedia non deve far ridere (il produttore, ovvio, dopo un po’ reagisce malamente). Siccome all’ospedale c’è la sala cinema, gli chiedono di presentare il film. Il dibattito che segue viene interrotto da un tizio in barella che alza la mano, ma solo perché gli manca il respiro e sta malissimo. Due figli, una secchiona e un farfallone. Si sa che le ragazze sono più serie, e capiscono subito il concetto di “donatore compatibile”, mentre il maschio non sa cosa voglia dire la frase “non fare il talebano” (la madre, ex moglie del malato, ora vive con una donna, e lui si sente a disagio). Papà rivela un segreto di famiglia che potrebbe ribaltare la situazione.

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