PUBBLICITÁ

Le chiacchiere pseudofilosofiche vanno bene, ma in “Tenet” sono troppe

<p>Al cinema il nuovo film di Christopher Nolan</p>

Mariarosa Mancuso
PUBBLICITÁ

Dopo mesi di schermi piccoli e di film da camera (per rivedere “Mad Max: Fury Road” sull’iPhone serve un attacco di masochismo o una quarantena più lunga) “Tenet” di Christopher Nolan al cinema ha il rumore e il furore che Shakespeare trovava nella vita. Non sembra vero: inseguimenti, esplosioni, Boeing 747 portati davvero sul set (per andare a fuoco dopo uno schianto all’aeroporto di Oslo, ma il set era in California). Una bella bionda che si atteggia a Grace Kelly, la distruzione dell’umanità presente e futura da scongiurare, algoritmi e plutonio, spie e altre spie. 

PUBBLICITÁ

 

Nell’innominabile (per i teatranti) “Macbeth”, Shakespeare aggiunge che “la favola piena di rumore e furore è raccontata da un idiota, e non significa nulla”. Christopher Nolan idiota non è, lo sappiamo con certezza dopo aver visto la meraviglia intitolata “Dunkirk”. Ma a parte il divertimento da giocattolo nuovo e costoso che godiamo per almeno metà del film, diciamo due ore su tre e mezza, quando arrivano le spiegazioni il passo si fa pesante.

 

PUBBLICITÁ

In sintesi: il tempo può andare avanti e tornare indietro, nel futuro hanno scoperto un modo per invertire l’entropia, e tornano nel passato per rovinarci la vita. Non è una macchina del tempo alla H. G. Wells, giri una manovella e torni indietro di secoli. Qui il tempo torna indietro come in un film proiettato alla rovescia: i grattacieli crollati tornano a svettare, le mine scoppiate tornano sotto la sabbia, le auto tornano al punto di partenza, i soldati marciano all’indietro. Scopriamo l’esistenza dei “broker tra passato e futuro” e delle temibili “manovre a tenaglia temporale”.

 

Un po’ di chiacchiere pseudofilosofiche in un film di Christopher Nolan ci possono stare. In “Inception” erano più numerose e insistite, rilanciate però da un paio di colpi di genio. L’inconscio funzionava come un film d’avventure (Freud lo voleva più pacifico, simile a un linguaggio) e l’incoscio collettivo junghiano faceva venire i brividi, tanto era malinconico, vuoto, “liquido”. Certo, era meglio “Memento”, un film puzzle che sulle spiegazioni risparmiava.

 

In “Tenet” sono troppe. E in aggiunta c’è il titolo palindromo, rubato a una celebre frase latina, leggibile da sinistra a destra e da destra a sinistra: “Sator Arepo Tenet Opera Rotas”. Se disposto a mo’ di quadrato magico, “Tenet” forma una croce al centro. Siamo certi che il regista ha esagerato con gli enigmi quando scopriamo che il cattivo – russo, ma è Kenneth Branagh con l’accentaccio, il doppiaggio sarà terribile – si chiama Sator, ragazzino dopo il crollo dell’Unione sovietica cercava sostanze radioattive a mani nude. Poi arriva un pittore di falsi, e si chiama Arepo.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

Nel film, “Tenet” allude a una società segreta, passato l’esame d’ammissione ti accolgono con “Benvenuto nell’aldilà”. Capita all’eroico John David Washington (figlio di Denzel): nei primi dieci minuti di film si ritrova in mezzo a un attacco terroristico all’opera di Kiev – tutti gli spettatori vengono addormentati con il gas (“Li ucciderete? Solo quelli nei posti a poco prezzo” è uno degli scambi da commedia, purtroppo rari).

 

PUBBLICITÁ

L’invertitore che potrebbe distruggere la terra è stato inventato da una brillante scienziata, subito paragonata a J. Robert Oppenheimer, Mr Bomba Atomica. Pentitissima per il marchingegno che potrebbe distruggere l’umanità, la ragazza nasconde i pezzi nel passato, non il posto sicuro che sembra. Walt Whitman fornisce il tocco poetico: “Viviamo in un mondo crepuscolare”. L’attesa era tanta, speriamo che gli incassi siano all’altezza.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ