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I classici greci e tanta poesia. Marilyn era a posto anche con la letteratura

Mariarosa Mancuso

Non solo abiti. Memorabilia a 58 anni dalla morte dell’attrice tra libri, costumi da bagno e vecchie foto che non sono invecchiate

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Vestito rosso del tipo che stende, più del plissettato bianco che svolazza in “Quando la moglie è in vacanza”. Tacco di una scarpa accorciato di un centimetro, per ancheggiare meglio. Così Marilyn Monroe appare in “Niagara” di Henry Hathaway, il film che nel 1953 la lanciò. Aveva già fatto una particina in “Eva contro Eva”, non di quelle che si stampano nella memoria. In “Niagara”, vestita per uccidere – proprio quel che ha in mente, d’accordo con l’amante vuole sbarazzarsi del marito – incontra una signora più ingenua e dimessa. “Perché non indossi mai un vestito così?” chiede lo sposo della signora (sono in viaggio di nozze). “Bisogna prepararsi fin da piccole” risponde la sventurata.

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Vestito rosso del tipo che stende, più del plissettato bianco che svolazza in “Quando la moglie è in vacanza”. Tacco di una scarpa accorciato di un centimetro, per ancheggiare meglio. Così Marilyn Monroe appare in “Niagara” di Henry Hathaway, il film che nel 1953 la lanciò. Aveva già fatto una particina in “Eva contro Eva”, non di quelle che si stampano nella memoria. In “Niagara”, vestita per uccidere – proprio quel che ha in mente, d’accordo con l’amante vuole sbarazzarsi del marito – incontra una signora più ingenua e dimessa. “Perché non indossi mai un vestito così?” chiede lo sposo della signora (sono in viaggio di nozze). “Bisogna prepararsi fin da piccole” risponde la sventurata.

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Meno famoso del vestito rosso è il costume da bagno a righe multicolori (orizzontali, c’è chi se lo può permettere) che Marilyn Monroe ha addosso mentre legge “Ulisse” di James Joyce, fotografata da Eve Arnold per Esquire nel 1955. Posizione fotogenica ma scomoda, unghie dei piedi laccate di bianco (in “Quando la moglie è in vacanza” di Billy Wilder, racconta una terribile disavventura: l’alluce rimane incastrato nel rubinetto della vasca da bagno, quando l’idraulico arriva lei non si vergogna per la nudità ma per i piedi senza smalto). Più comoda, sul divano, pantaloni bianchi e maglietta nera, in un’altra foto legge le poesie di Heinrich Heine.

 

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Pare la pensata di un agente che scorta la diva dal matrimonio con il giocatore di baseball Joe DiMaggio al matrimonio con il drammaturgo Arthur Miller (lo sportivo e l’intellettuale, riuscì a essere infelice con entrambi). Sbagliato. Le poesie di Heinrich Heine, come “Ulisse” di James Joyce, stavano nella libreria dell’attrice, con altri 429 titoli. Lo sappiamo con esattezza perché li aveva lasciati al suo insegnante di recitazione Lee Strasberg, e nel 1999 sono stati messi all’asta da Christie’s. (Nel 2012 gli eredi mandarono all’asta gli oggetti personali di Greta Garbo, di libri ce n’erano pochissimi).

 

Lo scaffale della poesia è piuttosto ricco, oltre a Heine c’erano John Milton, William Blake, Robert Browning, i sonetti di Shakespeare, Percy B. Shelley (per uno sguardo sui rimanenti “The Penguin Book of English Verse”). Troviamo i versi di Edgar Allan Poe, di Rilke, di Federico García Lorca, lo spagnolo che senza tutto quel contorno sembrerebbe una scelta facile e d’effetto, per una ragazza scarsa di studi (siamo pronti a offrire il petto agli ispanisti, del giudizio rispondiamo noi).

 

Sullo scaffale della politica, “Das Kapital” di Karl Marx – indicato così nel catalogo d’asta – assieme al più accessibile, se non altro per la lingua, “The Roots of American Communism” di Theodore Draper. Altro classico: “Democracy in America” di Alexis De Tocqueville. Freud compare con “Mosè e il monoteismo” (c’è anche una piccola sezione “Judaica”, con le preghiere giornaliere e per tutto l’anno, in italiano e inglese: Marilyn si era convertita per sposare Arthur Miller). In aggiunta, la biografia scritta da Ernest Jones e le lettere di Sigmund.

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Per la Francia, “Madame Bovary”, quasi tutta la “Recherche” di Marcel Proust, “Nana” di Emile Zola (a pensarci ha qualcosa della diva biondo platino), Rabelais e le commedie di Molière. E un “Close to Colette”, firmato dal terzo marito della scrittrice, Maurice Goudeket. Classici, intesi come greci e latini: “Lisistrata” di Aristofane (racconta lo sciopero sessuale delle donne per far cessare la guerra del Peloponneso), la “Poetica” e la “Metafisica” di Aristotele, due libri (su sei) delle “Vite parallele” di Plutarco, “The nature of Things” di Lucrezio.

 

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“Il Grande Gatsby” sta accanto a “Dalla Russia con amore”, il quinto James Bond di Ian Fleming. Purtroppo ci sono anche due copie del “Profeta” di Kahlil Gibran, roba in gran voga allora (e per molto tempo poi). Per compensare la scivolata, “Il commesso” di Bernard Malamud. C’è anche “L’uomo invisibile” di Ralph Ellison – invisibile perché è nero, non c’entra con lo scienziato pazzo di H. G. Wells. Marilyn (morta il 5 agosto di 58 anni fa) era a posto con la letteratura e con il movimento Black Lives Matter.

 

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