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Per fortuna ci sono gli anniversari (così possiamo parlare di film)

<p>Oggi sono i 25 anni di &ldquo;Da morire&rdquo;: Nicole Kidman con i capelli cotonati che&nbsp;cerca un paio di killer che le facciano fuori l&rsquo;ingombrante marito</p>

Mariarosa Mancuso
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Meno male che ci sono gli anniversari, se no di certi film non si potrebbe parlare mai. Non siamo così fortunati da abitare sopra i cinema parigini che servono a cavarsi tutti gli sfizi. Se non è in programmazione oggi, ci arriverà (e i cartelloni propongono almeno tre film al giorno, variando gli orari). Potrebbero supplire, nei paesi cinematograficamente più svantaggiati, le piattaforme streaming. Ma appena si cerca qualcosa di particolare – nel senso di un titolo preciso, non il solito giretto per vedere cosa c’è, e ridacchiare sui titoli considerati dall’algoritmo “compatibili al 96 per cento” – si rimane delusi.

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L’anniversario di oggi sono i 25 anni di “Da morire”, diretto da Gus Van Sant. La data giusta sarebbe ottobre, quando tutto finalmente sarà ricominciato, e la Mostra di Venezia avrà assegnato il suo Leone d’oro (l’ultima notizia, poco rassicurante, è la cancellazione per quest’anno del festival di Telluride, Colorado, previsto dal 3 al 7 settembre).

 

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Era in anteprima al Festival di Locarno 1995 (nell’agosto 2020 ridotto ai minimi termini, si propone di aiutare i giovani registi che puntano all’arte trascurando lo spettatore, alla nuova direttrice Lili Hinstin piacciono). Ancora ricordiamo Nicole Kidman con i capelli cotonati che legge le previsioni del tempo infilandoci tutti i doppi sensi possibili. Per alzare l’audience e per farsi notare dai dirigenti. Non ha niente in contrario ad andare a letto con chiunque possa aiutarla a fare carriera. Smettere di leggere qui se avete un debole per le ragazze tormentate, e le complicazioni del desiderio come vengono raccontate in “Tre donne” di Lisa Taddeo. Showtime ne farà presto una serie tv, un ruolo dovrebbe essere riservato d’ufficio a Elisabeth Moss – da anni vittima designata di chiunque.

 

Sposata a Matt Dillon, tra le lenzuola coniugali Nicole Kidman (nel film si chiama Suzanne Stone Maretto, come nel romanzo di Joyce Maynard) esibisce una sottoveste leopardata. Un attimo dopo cerca un paio di killer che le facciano fuori l’ingombrante marito. Nella cittadina di Little Hope, New Hampshire, trova il diciannovenne Joaquin Phoenix e il diciottenne Casey Affleck, due a cui nessuno affiderebbe un cactus da accudire. Figuriamoci un piano criminale. Ma, diciamo, vengono via con poco. IndieWire festeggia l’anniversario con una raccolta di aneddoti e interviste, corredati dalle polaroid scattate durante le audizioni. Invece di Matt Dillon avevano fatto il provino Viggo Mortensen e Vincent Gallo, Nicole Kidman aveva come rivali Meg Ryan e Ellen De Generes. Gus Van Sant veniva dal cinema indipendente, era il suo primo lavoro per la Columbia. Si intesero benissimo, grazie allo sceneggiatore Buck Henry di “Comma 22”. Su YouTube c’è, ma non provateci: l’immagine è così tagliata che non ci sta neppure la scritta “Little Hope. New Hampshire”.

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