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“E’ inutile querelarmi, tanto sarò assolto”. L'intricato caso di Giuseppe Arnone

Massimo Bordin
“E’ inutile querelarmi, tanto sarò assolto”. Così – racconta su Facebook Mauro Mellini – Giuseppe Arnone, avvocato e ambientalista di Agrigento, fece scrivere sulla manchette che avvolgeva un suo libro. Fin dagli anni Ottanta Arnone è stato un po’ “l’icona dell’antimafia” nella città di Pirandello.
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“E’ inutile querelarmi, tanto sarò assolto”. Così – racconta su Facebook Mauro Mellini – Giuseppe Arnone, avvocato e ambientalista di Agrigento, fece scrivere sulla manchette che avvolgeva un suo libro. Fin dagli anni Ottanta Arnone è stato un po’ “l’icona dell’antimafia” nella città di Pirandello. Antimafia ambientalista. Un giro vorticoso di denunce, querele, contro-querele, appalti saltati e appalti aggiudicati. Ora Arnone è stato arrestato per estorsione ai danni di una collega che lo aveva denunciato prima di andargli a consegnare due assegni. Una presunta estorsione, ha scritto nella sua cronaca, con insolito garantismo, Il Fatto. La faccenda naturalmente è controversa, intricatissima, ma certo l’antimafia “militante” ne esce di nuovo malissimo. La procura fa sapere di avere in suo possesso prove pesanti ma l’esperienza insegna che affermazioni del genere non sempre sono affidabili. Arnone aveva da tempo iniziato una pesante campagna contro i nuovi vertici dell’ufficio dell’accusa. Può però trattarsi di una campagna strumentale contro un cambiamento che toglieva all’esponente di Legambiente quella certezza di un trattamento di riguardo ostentata nella manchette citata da Mellini. Si tratti oggi di un errore dei pm, o peggio di una ritorsione, oppure della fine, determinata dal cambio al vertice della procura, di una antica impunità, in ogni caso l’immagine della amministrazione giudiziaria non ne esce bene.
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