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Un filo di inquietudine per la tesi del complotto dei frigoriferi

Massimo Bordin
Il complotto dei frigoriferi si va precisando nelle dichiarazioni della sindaca Raggi. La sua idea della faccenda è incongruamente maliziosa, ai limiti della bizzarria, e per di più viziata in origine da una di quelle distrazioni che caratterizzano la sommarietà delle sue analisi.
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Il complotto dei frigoriferi si va precisando nelle dichiarazioni della sindaca Raggi. La sua idea della faccenda è incongruamente maliziosa, ai limiti della bizzarria, e per di più viziata in origine da una di quelle distrazioni che caratterizzano la sommarietà delle sue analisi. Comunque ieri si è accorta che una spiegazione all’aumento della presenza di elettrodomestici per strada c’è senza bisogno di ipotizzare nuclei di sabotatori. La sospensione del prelievo a domicilio, che Raggi evidentemente fino a due giorni fa ignorava, è riconosciuta come causa sufficiente. Il complotto resta in campo come chiave di lettura ma si sposta da una pratica clandestina e diffusa a una decisione della burocrazia centrale volta a mettere in difficoltà la nuova giunta. La tesi è comunque azzardata ma è già un passo indietro rispetto non solo al ridicolo ma a qualcosa di peggio in cui, sicuramente senza rendersene conto, la sindaca stava andando ad infilarsi. Infatti se si sostiene che chi lascia rifiuti per strada non lo fa perché è una persona incivile ma perché ha un movente politico, si finisce per qualificare una violazione delle regole di convivenza come un atto di eversione politica. E’ la logica di un regime che addebita al sabotaggio attivo dei suoi avversari politici i propri insuccessi. I passi successivi in genere sono molto sgradevoli per gli oppositori. Si possono fare esempi storici, ma è evidente che per fortuna sono tutti largamente approssimati per eccesso rispetto alla attuale giunta romana. Ridiamo pure sulle bizzarre teorie della sindaca, ma un filo di inquietudine va mantenuto. Come esercizio mentale se non altro.
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