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Sul referendum c'è ancora tempo per commettere errori

Massimo Bordin
Non sarà Benigni a decidere l’esito del referendum e le polemiche scatenate dalla sua presa di posizione si esauriranno nel giro di quarantott’ore al massimo.
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Non sarà Benigni a decidere l’esito del referendum e le polemiche scatenate dalla sua presa di posizione si esauriranno nel giro di quarantott’ore al massimo. Lasciamo perdere la coerenza che nelle scelte politiche non ha generalmente caratterizzato gli artisti. Conta la tendenza che sembra cambiare e le anime artistiche sono barometri sensibilissimi al vento, in genere non per banale servilismo ma per naturale adesione ai sentimenti prevalenti nel pubblico. La paga principale dell’attore è l’applauso, l’incasso non guasta ma viene dopo. Del resto bastava leggere il botta e risposta fra Piovani e Travaglio sul Fatto di qualche giorno fa per capire quanto il clima stia cambiando.

 

C’è però ancora tempo per commettere errori da una parte e dall’altra. Insistere da parte del fronte del No, con un ricorso al Tar, sulla questione della formulazione del quesito, non pare una grande idea. D’altro canto ancora più rischioso sarebbe per Renzi portare troppo in lungo l’esibizione di disponibilità a modificare l’Italicum. Servirebbe solo a offrire gratis al M5s un fondato elemento di polemica. Se mai Renzi potrebbe giocare l’azzardo di insistere sul ballottaggio. Avrebbe un argomento forte. Mentre in molti lo accusano di mettere così Grillo in condizioni di vincere, potrebbe rispondere che i sistemi elettorali non si costruiscono sulle proprie convenienze ma per garantire al meglio il rispetto della volontà degli elettori. Sarebbe argomento non banale e forse produrrebbe consenso.

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