PUBBLICITÁ

Cosa ci ricorda la vicenda di Giorgio Guazzaloca

Massimo Bordin
In una notte di fine giugno dell’ultimo anno del secolo scorso, a Bologna successe qualcosa di rimarchevole. Quelli del Partito comunista persero le elezioni comunali che avevano sempre vinto negli ultimi 54 anni, più della metà del “secolo breve”.
PUBBLICITÁ
In una notte di fine giugno dell’ultimo anno del secolo scorso, a Bologna successe qualcosa di rimarchevole. Quelli del Partito comunista persero le elezioni comunali che avevano sempre vinto negli ultimi 54 anni, più della metà del “secolo breve”. Anche nell’ultimo decennio con il nuovo nome di Partito Democratico della Sinistra (Pds) avevano continuato a vincere. A governare arrivò Giorgio Guazzaloca per il centro destra. Vinse per una incollatura, ma vinse. Figura conosciuta in città, era stato a lungo presidente della Camera di commercio. La sua macelleria, nota in tutta Bologna, e il suo successo professionale incarnavano innegabilmente lo spirito della città, in tempi di antipolitica. Ma forse non ce l’avrebbe fatta senza l’aiuto della manifestazione di chiusura della sinistra quando dal palco Serena Dandini, antica nobiltà portoghese con accento di Roma Nord, arringò le masse ponendo la seguente domanda: “Non vorrete mica far governare la vostra bella città a un macellaio?”. E fu il disastro. Diciassette anni dopo, la rievocazione può avere senso se si considerano alcuni commenti, da Alberto Asor Rosa a Furio Colombo, sul faccia a faccia Renzi-Zagrebelsky, antica nobiltà ucraina.
Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ