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Bersani e la mucca nel corridoio

Massimo Bordin
Ho letto ieri con attenzione l’intervista di Bersani a Repubblica. Ero sicuro che a un certo punto la mucca sarebbe arrivata in corridoio e quando è successo non mi sono stupito.
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Ho letto ieri con attenzione l’intervista di Bersani a Repubblica. Ero sicuro che a un certo punto la mucca sarebbe arrivata in corridoio e quando è successo non mi sono stupito. Anche la definizione dell’Italicum come una scelta di “alzare la posta quando le carte le hanno in mano altri” non si può definire una sorprendente novità. Semmai è apprezzabile la metafora che confeziona meglio un concetto che comunque non nasconde. Detto più brutalmente, l’idea è che un sistema elettorale si fa sulla base delle convenienze del momento. E’ umano pensarlo ma non è furbissimo dirlo. In ogni caso l’esperienza insegna che i momenti passano e le convenienze cambiano. Piuttosto, quello che può stupire è la richiesta perentoria di una modifica del sistema di elettività del Senato, perché proprio su questo aspetto, peraltro marginale rispetto ad altri, si era fondata la scelta di Bersani e dei suoi di votare in parlamento la riforma elettorale. La trattativa fu lunga ma la fumata bianca arrivò quando la minoranza del Pd decise il voto favorevole sulla base proprio della modifica sulla elezione dei senatori, accolta dal governo. Cosa sia successo nel frattempo non è che non sia chiaro ma certo è difficile spiegare senza almeno l’apparenza della strumentalità. Anche la mucca, nel corridoio, è perplessa.
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