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La crisi in Campidoglio e lo schema del M5s

Massimo Bordin
“Cinque dimissioni in un giorno? Non si tratta di una crisi ma di una straordinaria operazione di trasparenza voluta dalla sindaca”.
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“Cinque dimissioni in un giorno? Non si tratta di una crisi ma di una straordinaria operazione di trasparenza voluta dalla sindaca”. Con queste parole ieri pomeriggio il vicesindaco di Roma Daniele Frongia mostrava non tanto sprezzo del ridicolo quanto la sua capacità di applicare uno schema spesso usato dal M5s, a cominciare dal suo fondatore. Se la realtà non va incontro alle attese del movimento, si cambia la realtà. E senza inutili contorsioni. Dritti allo scopo, si spara una spiegazione che non sta, come usa dire, né in cielo né in terra. Spesso funziona. La verità, se la si vuole nascondere, non va blandita, abbellita, corteggiata, va stuprata. Così chi non è convinto resterà comunque intimidito dalla palese violenza dell'operazione. Metodo antico, perfezionato nella moderna società di massa dal dottor Goebbels. I motivi della crisi in Campidoglio restano dai contorni oscuri. Può essere che si tratti di una tensione interna ai vertici del movimento che si scarica su Roma o che la giunta Raggi sia qualcosa di parzialmente estraneo e incontrollabile dallo stesso M5s. Oppure la combinazione di entrambe le ipotesi. Non è impossibile che alla fine sia proprio il M5s a dare il benservito alla sua “sindaca”. E’ già successo a Parma e a Quarto. A Roma sarebbe, ironia della storia, un remake del “caso Marino”. Un apologo dei danni che il dilettantismo produce in politica. Specie quando i dilettanti si credono furbi.
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