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L'operazione anti-mafia in Italia e America

Massimo Bordin
Due notizie sulla mafia, una dall’Italia e un’altra dagli Usa. Negli States una operazione dei federali ha portato in carcere 46 persone ritenute affiliate alle famiglie della cosa nostra americana Gambino e Genovese.
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Ieri due notizie sulla mafia, una dall’Italia e un’altra dagli Usa. Negli States una operazione dei federali ha portato in carcere 46 persone ritenute affiliate alle famiglie della cosa nostra americana Gambino e Genovese. Sono nomi ben noti da quando Joe Valachi li svelò a una commissione parlamentare americana vent’anni prima che Tommaso Buscetta si pentisse. Da allora una serie di continui processi e arresti ne ha eroso potere e capacità di intimidazione. Ci sono voluti cinquant’anni ma ormai il peso politico criminale di cosa nostra americana è sensibilmente ridotto. Dal “Padrino” la loro rappresentazione è affidata ora ai “Soprano’s”. Sempre ieri è stato pubblicato in Italia il rapporto, relativo al secondo semestre 2015, della Dia, la struttura di polizia giudiziaria dipendente dalla direzionale nazionale antimafia. In Sicilia cosa nostra è profondamente radicata. Nel palermitano gli investigatori hanno contato 14 mandamenti, 8 nel capoluogo, per 79 famiglie. Ma l’organizzazione, scrivono “permane in uno stato di costante ridefinizione degli assetti e delle zone di influenza”. Insomma negli ultimi venticinque anni la sua coesione e la conseguente capacità intimidatoria è andata scemando. Certo i tempi sono lunghi, l’esperienza americana lo dimostra, ma il destino sembra segnato. A patto che l’opera certosina di operazioni legate ai singoli mandamenti, incentivate con la gestione del procuratore Lo Voi, prosegua e si intensifichi prosciugando l’acqua nella quale nuotano i pesci, grandi e piccoli, mafiosi. Tattica vincente rispetto a processi monstre che durano anni per poi concludersi con assoluzioni.
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