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Il 29 luglio di trentatré anni fa la mafia uccideva Rocco Chinnici

Massimo Bordin
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Oggi il Foglio torna finalmente nelle edicole di Palermo e questo avviene in coincidenza con un anniversario. Il 29 luglio di trentatré anni fa la mafia uccideva il capo dell’ufficio istruzione di Palermo Rocco Chinnici. Fu una strage assai significativa. Dal 1971 a Palermo erano stati uccisi due procuratori capo, Pietro Scaglione e Gaetano Costa, e il giudice istruttore Cesare Terranova. Le misure di sicurezza erano aumentate per i magistrati e Cosa nostra fece ricorso a tecniche stragiste, piazzando una autobomba con 73 chili di esplosivo sotto casa del magistrato. Furono uccisi anche due carabinieri della scorta e il portiere del palazzo. La risposta dello stato fu pochi mesi dopo l’inizio dell’indagine che portò al maxi processo che, partito dalle rivelazioni di Tommaso Buscetta, si concluse nove anni dopo con la condanna all’ergastolo di tutti i principali capi mafia e la loro cattura negli anni successivi. L’attività stragista della mafia proseguì per un decennio, culminato nelle stragi del 92-93. Da allora è cessata. E’ evidente che oggi Cosa nostra, se non del tutto debellata, è sicuramente molto indebolita. E’ singolare, e tristemente indicativo, che un’evidenza del genere, ricca di opportunità positive, sia negata proprio nelle commemorazioni ufficiali celebrate in Sicilia.
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