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Renzi, Carrai e la "spia" Michael Ledeen nel racconto maldestro del Fatto

Massimo Bordin
“Ricostruiamo i rapporti fra Renzi, Carrai e Michael Ledeen, il diplomatico americano che negli anni 90 fu espulso dagli Usa proprio perché accusato di aver spiato gli americani per passare notizie ai servizi del suo paese”. Questa frase – che si ritrova all’interno della nuova puntata dedicata dal
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“Ricostruiamo i rapporti fra Renzi, Carrai e Michael Ledeen, il diplomatico americano che negli anni 90 fu espulso dagli Usa proprio perché accusato di aver spiato gli americani per passare notizie ai servizi del suo paese”. Questa frase – che si ritrova all’interno della nuova puntata dedicata dal Fatto a una vicenda giudiziaria legata all’Eni – è chiaramente priva di senso. Si allude a una vicenda che riguardò effettivamente Ledeen quando a capo del Sismi c’era l’ammiraglio Fulvio Martini. Ledeen fu espulso non dagli Usa, di cui è cittadino, ma dall’Italia. Fu un caso singolare, pressoché unico nei rapporti fra i due paesi. Per di più Ledeen non è un diplomatico bensì uno storico e un analista politico vicino agli ambienti repubblicani americani e all’attuale governo israeliano. Era presente al matrimonio di Marco Carrai e ha incontrato Renzi quando quest’ultimo andò in Usa. Cosa c’entri Ledeen nell’inchiesta della procura di Siracusa non è l’unica cosa poco chiara del lungo articolo, fondato sulle dichiarazioni di un manager dell’Eni indagato a Milano per la storia della tangente Eni in Nigeria. L’impressione che si ricava è che le “fonti”, alcune delle quali lo stesso articolo avverte lealmente di dover coprire con l’anonimato, stavolta non siano solo giudiziarie. Notizie che arrivano da ambienti americani, sicuramente non repubblicani, e poco padroneggiate dagli utilizzatori finali. Siccome il presidente del Consiglio è di fatto il bersaglio di quelle “fonti”, la faccenda comincia ad assumere rilievo politico. Al di là di articoli obiettivamente raffazzonati.
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