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Dietro l'omicidio di Jo Cox nessun complotto

Massimo Bordin
Una cosa è discutere del movente di un delitto, tutt’altra è valutarne gli effetti. Vale ovviamente anche per il barbaro omicidio della deputata laburista Jo Cox. E’ un omicidio facilmente decifrabile, sicuramente collegato al referendum, che ha eccitato un pazzo criminale
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Una cosa è discutere del movente di un delitto, tutt’altra è valutarne gli effetti. Vale ovviamente anche per il barbaro omicidio della deputata laburista Jo Cox. E’ un omicidio facilmente decifrabile, sicuramente collegato al referendum, che ha eccitato un pazzo criminale. Non c’è alcuna prova di un sostegno politico operativo all’azione del pazzo, tanto meno di un complotto dei sostenitori della stessa tesi della Cox, che per scongiurare una sconfitta l’avrebbero fatta uccidere. Eppure la possibile assenza di un legame fra la Brexit e il delitto è stata sostenuta a “LineaNotte” da un parlamentare leghista, Borghi, mentre, sempre col cadavere ancora caldo, un fuoriuscito dalla Fiom “da sinistra”, Cremaschi, notava, su Twitter, un rimbalzo in Borsa mettendolo in relazione con la tragica morte della Cox ed evocando l’antico schema del “cui prodest”. Per tacere delle sciocchezze turpi reperibili in rete fin dalle prime ore successive al fatto. Inutile indignarsi. Ci si può stupire però che sui social network molti si siano indignati non per tutto questo ma per l’editoriale di Alessandro Sallusti che non metteva in discussione la matrice ideologica del pazzo, criminale e isolato, ma considerava gli effetti politici del suo delitto che certo mette in difficoltà i nazionalisti. Un discorso assolutamente razionale e non fazioso, anche se evidentemente schierato. Ma chi pretende di spiegare tutto con i complotti o con l’esibizione dei buoni (o dei cattivi) sentimenti, una cosa su tutte non può perdonare, la razionalità. E neanche questo deve stupire.
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