L'estate dei veleni è vicina. Ma prima ci sono le Comunali

Massimo Bordin
E’ iniziata una lunghissima campagna elettorale che durerà fino a ottobre, annunciano i giornaloni. Bene. Sarà interessante, si parlerà di storia anzi già se ne parla. Si cita Calamandrei alle prese con la Costituente, che non era propriamente un Parlamento.

E’ iniziata una lunghissima campagna elettorale che durerà fino a ottobre, annunciano i giornaloni. Bene. Sarà interessante, si parlerà di storia anzi già se ne parla. Si cita Calamandrei alle prese con la Costituente, che non era propriamente un Parlamento. Oppure si litiga sulle posizioni di Dossetti nel 1953 e nel 1994, che forse non erano perfettamente coerenti. E così via, senza privarsi di una possibile querelle sullo “spacchettamento” dei quesiti referendari, densa di conflitti di attribuzione e altre questioni ipertecniche che animeranno le cene del ceto medio riflessivo. La crescita culturale di tutti, o quasi, è garantita e le controindicazioni sono relative.

 

Certo, mentre sarà fervido il dibattito teorico molti amministratori locali saranno arrestati, del resto si è già iniziato. E non si può escludere qualche iniziativa giudiziaria contro esponenti governativi sulla base di dubbie ma clamorose rivelazioni giornalistiche che scandiranno una “lunga estate calda” già prevista e annunciata. Sono più di vent’anni che funziona così. Forse da ancora prima, da quando entrò nel lessico politico la parola “baratro”, sull’orlo del quale il paese cominciò a spingersi. Ormai è subentrata l’abitudine e malgrado qualche serio e iniziale tentativo non siamo riusciti mai a riconquistare una dimensione tragica, sprofondati in quella farsesca. Dunque ben venga l’estate dei veleni purché si superino rapidamente queste ridicole elezioni comunali.