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“Mafia capitale” non è un processo dimenticato

Massimo Bordin
Pagina di Repubblica ieri, firmata da Attilio Bolzoni, immagino in trasferta da Palermo, sul processo “Mafia capitale”. Un riassunto delle ultime udienze che non offre in verità grandi notizie.
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Pagina di Repubblica ieri, firmata da Attilio Bolzoni, immagino in trasferta da Palermo, sul processo “Mafia capitale”. Un riassunto delle ultime udienze che non offre in verità grandi notizie. Nel processo si cominciano a sentire i primi testimoni ma l’aspetto centrale resta l’imputazione di 416 bis che costituisce il cuore dell’ipotesi accusatoria. Bolzoni si chiede, un po’ retoricamente, quanto gli avvocati siano riusciti a smontarlo dopo sei mesi e una sessantina di udienze. Per la verità siamo ancora ai primi testimoni e le vicende descritte non escono dal tracciato già delineato dalle lunghe deposizioni iniziali dei carabinieri del Ros. Non si supera il quadrilatero di Roma nord. I testi, vittime inizialmente blandite e poi spolpate, cercano in qualche caso di minimizzare le originarie deposizioni accusatorie e proprio questo atteggiamento mostra il timore ispirato da alcuni imputati. Ma il passaggio più delicato sarà per l’accusa dimostrare che la forza di intimidazione di Massimo Carminati e compagni sia assimilabile a quella di una organizzazione mafiosa e non a un gruppo di usurai ed estorsori particolarmente violenti. Ma non si può parlare di un processo dimenticato, come fa Bolzoni nel suo pezzo. Questo giornale, qui e altrove ne ha dato conto e radio radicale fa buoni ascolti e ottimi download con le udienze trasmesse e disponibili in archivio. Piuttosto la trasferta romana di Bolzoni ci ricorda che un processo dimenticato c’è davvero. E’ quello sulla trattativa, dopo l’assoluzione di Mannino.
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