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I droni di Sigonella e il pasticcio del Muos

Massimo Bordin
L’autorevole Wall Street Journal conferma quello che già si sapeva, anche se ovviamente non erano stati affissi i manifesti. I droni americani diretti in Libia partono dalla base americana di Sigonella che proprio sui droni si è riconvertita. Del resto lo stesso sistema di comunicazione satellitare
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L’autorevole Wall Street Journal conferma quello che già si sapeva, anche se ovviamente non erano stati affissi i manifesti. I droni americani diretti in Libia partono dalla base americana di Sigonella che proprio sui droni si è riconvertita. Del resto lo stesso sistema di comunicazione satellitare Muos, contestato da comitati locali e ritenuto mesi fa nocivo per la salute da una sentenza del Tar e lesivo dei vincoli paesaggistici dal procuratore di Caltagirone, tutti ritengono sia stato messo su proprio in funzione della riqualificazione della base americana. Solo che a tutt’oggi il Muos si trova senza tutte le necessarie autorizzazioni locali per poter funzionare a pieno regime. In parole povere, non è nemmeno chiarissimo se al momento sia ufficialmente spento o acceso. Naturalmente la crisi libica drammatizza la vicenda che ha evidenti risvolti strategico militari. Ma ce n’è anche uno che appassiona la politica regionale. E’ ovvio che un pasticcio del genere non può trascinarsi e l’autonomia regionale in casi del genere è un baluardo non necessariamente sufficiente. Una ricaduta sull’assemblea di Palazzo dei normanni è prevedibile e in fondo per mettere davvero in crisi la giunta Crocetta non stupirebbe la necessità di ricorrere, pure solo come argomento, ai droni.
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