PUBBLICITÁ

Le conseguenze di "1992"

Massimo Bordin
Come era prevedibile la serie di Sky su Tangentopoli,  produce rievocazioni, dibattiti e altri danni collaterali.
PUBBLICITÁ
Come era prevedibile la serie di Sky su Tangentopoli, “1992”,  produce rievocazioni, dibattiti e altri danni collaterali. Francesco Saverio Borrelli ha querelato tre giornalisti in un colpo solo: il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, Luca Fazzo e Frank Cimini, in questo caso nel ruolo dell’intervistato. Cimini nella faccenda è un po’ la pietra dello scandalo. Si diceva di dibattiti e rievocazioni. L’intervista è venuta bene. I lettori del Foglio hanno imparato a conoscere Frank leggendolo spesso nella pagina delle lettere. Antico gruppettaro, tempra di sovversivo meridionale, giornalista di rara competenza ma di ancora più rara indipendenza. Refrattario ai pool, di giornalisti ancor prima che di magistrati, il tipo si esprime in modo molto diretto. Eppure, se può essere comprensibile una certa irritazione nell’ex procuratore per un giudizio di carattere generale del tipo “dei codici hanno fatto carta igienica”, il dottore Borrelli sa sicuramente che “il diritto di critica può ben essere espresso anche in forma eccessiva”, come afferma una recente sentenza della Cassazione citata da questa rubrica a proposito della assoluzione di Emanuele Macaluso, querelato da un pm palermitano. Le critiche alla procura milanese dell’epoca rimandano a temi ancora dibattuti e sono espresse da un giornalista la cui autonomia di giudizio è nota quanto la sua distanza da qualsiasi potere. Chiedere, ai propri pari, sanzioni per un’opinione dissenziente appare un segno di idiosincrasia per qualsiasi giudizio che non sia di celebrazione. Sarebbe sbagliato pretenderlo da Sky, figuriamoci da Cimini.
Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ