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Consenso fra i medici in Belgio a favore dell’uccisione dei neonati disabili

Giulio Meotti

Intervista a David Engels, docente di Storia romana alla Libera Università di Bruxelles: “Il nichilismo è onnipresente”

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Roma. “E’ così che muoiono le civiltà e il genio dei popoli è annientato. I non nati sono in grave pericolo”. Parola di Bernard Ginoux, vescovo di Montauban, Francia. Nel vicino Belgio sono ancora più in pericolo. I cugini dei francesi hanno appena dimostrato che “la finestra di Overton” è un buon modello di spiegazione dei cambiamenti in atto nell’opinione pubblica: idee criticate, dibattute o respinte al loro apparire, entrano appieno nella società per diventare mainstream. Lo testimonia uno studio peer reviewed di Acta Obstetricia et Gynecologica Scandinavica. Hanno inviato un questionario ai professionisti medici di terapia intensiva neonatale nella regione belga delle Fiandre. Consenso unanime non solo sull’aborto tardivo. Il 93,6 per cento dei medici concorda sul fatto che in caso di una “disabilità grave e non letale” l’uccisione del neonato è accettabile. L’87,9 per cento dice di volere modificare la legge per renderlo possibile.

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Roma. “E’ così che muoiono le civiltà e il genio dei popoli è annientato. I non nati sono in grave pericolo”. Parola di Bernard Ginoux, vescovo di Montauban, Francia. Nel vicino Belgio sono ancora più in pericolo. I cugini dei francesi hanno appena dimostrato che “la finestra di Overton” è un buon modello di spiegazione dei cambiamenti in atto nell’opinione pubblica: idee criticate, dibattute o respinte al loro apparire, entrano appieno nella società per diventare mainstream. Lo testimonia uno studio peer reviewed di Acta Obstetricia et Gynecologica Scandinavica. Hanno inviato un questionario ai professionisti medici di terapia intensiva neonatale nella regione belga delle Fiandre. Consenso unanime non solo sull’aborto tardivo. Il 93,6 per cento dei medici concorda sul fatto che in caso di una “disabilità grave e non letale” l’uccisione del neonato è accettabile. L’87,9 per cento dice di volere modificare la legge per renderlo possibile.

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“La legge choc del Belgio: eutanasia per i bambini”, titolava Repubblica il 14 febbraio del 2014, quando per la prima volta è stata introdotta nel paese l’eutanasia per i bambini. Un anno prima, il Journal of Medical Ethics aveva pubblicato il saggio di due ricercatori italiani, Alberto Giubilini e Francesca Minerva, dal titolo “L’aborto post natale: perché il bambino deve vivere?”. E’ stato il documento di bioetica più discusso dell’anno: alle stesse condizioni per cui si uccide il feto nel grembo della madre dovrebbe essere permessa la soppressione dei neonati in quanto “non persone”.

 

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“Il risultato belga è scioccante, specie mentre sempre più paesi stanno allentando la legislazione sull’aborto consentendo l’infanticidio fino al giorno della nascita e le istituzioni europee condannano quelli che rifiutano questo ‘progresso’ (come la Polonia) in quanto violazione del diritto delle donne”, dice al Foglio lo storico belga David Engels, docente di Storia romana alla Libera Università di Bruxelles e autore fra gli altri del saggio “Le déclin”. “Purtroppo, questa situazione non sorprende: il massiccio declino del cristianesimo, un rilassamento della morale, un individualismo malato e un nichilismo onnipresente hanno aperto le porte a tutti gli abusi della ‘cultura della morte’ e la retorica politicamente corretta ha utilizzato i diritti delle donne con successo per promuovere la banalizzazione dell’aborto. E come spesso accade, chi invoca l’uguaglianza e l’umanesimo sono i primi a bandire, una volta al potere, qualsiasi opinione dissenziente”.

 

Il Belgio non fa eccezione: “Stéphane Mercier, professore all’Università (cattolica) di Louvain-la-Neuve, è stato sospeso per avere osato definire l’aborto un omicidio. L’intero processo di gestazione è diventato un enorme percorso a ostacoli, come posso confermare dalla mia esperienza di padre: dall’inizio alla fine, le future mamme sono sottoposte a continui esami che dovrebbero ‘escludere’ ogni rischio di disabilità, suggerendo così, dal primo all’ultimo giorno, che potrebbe essere necessario un aborto e sospendendo il diritto alla vita del bambino e gettando i genitori in perenne angoscia. Sfortunatamente, con i media, le élite e le istituzioni accademiche totalmente impegnate nell’agenda eugenetica e transumanista (l’ultimo esempio è la disastrosa legge ‘bioetica’ in Francia) e le chiese sempre più soggette all’‘opinione pubblica’, è difficile vedere come possa avvenire un cambiamento per un maggior rispetto della vita”, spiega Engels. E che cambiamento ha già visto il Belgio in appena una generazione: nel 1990 re Baldovino abdicò per due giorni pur di non firmare la legge sull’aborto; nel 2020 è unanime consenso dei medici per il ritorno a Sparta, dove i neonati disabili erano gettati dal Monte Taigeto.

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