La prima statua di Giuseppe Mazzini, a Buenos Aires (Ansa)  

barbari foglianti

Siamo tutti mazziniani

Roberto Maroni

Il grande patriota è stato l'iniziatore del repubblicanesimo e dell'idea di un'Europa unita. E c'è chi ancora non dimentica e rilancia la sua lezione. Come il Cav.

Il 22 giugno 1805 nasceva Giuseppe Mazzini. L’Italia deve molto al pensiero innovativo di questo grande patriota repubblicano. Ecco una sintesi del suo rivoluzionario – per quei tempi – progetto politico: “Costituire l’Italia in Nazione Una, Indipendente, Libera, Repubblicana”. Senza una patria libera nessun popolo può realizzarsi. Raggiunti gli obiettivi primari dell’unità e della Repubblica attraverso “l’educazione e l’insurrezione del popolo”, per Mazzini, l’Italia avrebbe potuto poi dare il via a quel processo di unificazione sempre più vasta per la creazione di “una civiltà formata dall’associazione di liberi popoli”. Quella che oggi è l’Unione europea: un’associazione dei Liberi Popoli uniti da valori condivisi di democrazia. Una vera rivoluzione, in un’epoca in cui a dettare le regole era un certo Napoleone.

 

Per Mazzini l’unità europea non si sarebbe realizzata però attraverso una gara di nazionalismi (o di sovranismi, diremmo oggi), ma attraverso “una nobile emulazione dei Liberi Popoli per costruire una nuova libertà”. Le idee di Mazzini furono alla base della nascita del Partito repubblicano italiano. Un progetto di partito unico (pardon, unitario) che ora viene rilanciato da Berlusconi. Ma c’è di più: come il Cav., anche Mazzini era contro la sinistra. Non credeva al marxismo e al sogno della proprietà comune (principio base del comunismo) sostituì il “principio dell’associazionismo”: una realtà che è, ai nostri tempi, largamente attuata. Solo coincidenze? Stay tuned.

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