Bandiera bianca

Non tutti i maschi sono assassini, cara Rep.

Antonio Gurrado

La prima pagina di oggi del quotidiano diretto da Molinari titolava: “Smettetela di ammazzarci”. Ma pur essendo innegabile la frequenza di omicidi compiuti da mariti, fidanzati e padri, permane tuttora un’ampia maggioranza di persone che non sono criminali sanguinari

Qualcuno doveva avermi diffamato perché, senza che avessi fatto nulla di male, stamattina appena sveglio ho arraffato l’iPad per leggere Repubblica e in prima pagina ho trovato un articolo che mi intimava: “Smettetela di ammazzarci”. Per quanto confuso possa essere all’alba, ho ricapitolato i fondamentali: no, il giorno prima non avevo ammazzato nessuno, né da solo né in compagnia; il “voi” dell’articolo si riferiva a me in quanto appartenente al genere maschile, accomunato evidentemente dalla smania di uccidere o dall’incapacità di astenersene; il “noi” dell’articolo comprendeva tutte le donne, ritenute potenziali vittime della furia omicida che non ho ancora espletato; l’autrice dell’articolo, per fortuna, era viva e stava bene.

 

Pur essendo innegabile la frequenza di omicidi compiuti da mariti fidanzati e padri – fenomeno che merita di essere contrastato con efficacia – fra mariti fidanzati padri e maschi in generale permane tuttora un’ampia maggioranza di persone per bene, affettuose, attente o, quanto meno, non criminali sanguinari. Mi domando cosa accadrebbe se un quotidiano titolasse “Smettetela di violentarci”, “Smettetela di scipparci”, “Smettetela di citofonarci alle sei del mattino”, rivolgendosi genericamente, che so, agli immigrati, ai rom, ai testimoni di Geova. Io credo esistano ancora gli individui, ciascuno dei quali è responsabile delle proprie scelte in materia di bene e male, di là dal genere, dall’etnia, dalla fede o dalle opinioni. Propongo quindi una soluzione di compromesso: io smetto molto volentieri di ammazzarvi, sia donne sia uomini, anche perché non l’ho mai fatto né progetto di dedicarmici in futuro. Voi però, per favore, smettetela di accusarmi ingiustamente per colpe altrui. Grazie.

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