(foto Ansa)

bandiera bianca

Cara Paola Egonu: ecco perché i cretini che ti insultano sono tipicamente italiani

Antonio Gurrado

La pallavolista ha scoperto che uno dei caratteri dei suoi connazionali è che ci mettono molto poco a passare dalla gloria al rinnegamento

Cara Paola Egonu, scusa se ti do del tu. Tutti sanno che non vuoi più giocare in nazionale perché sei stata insultata dopo la semifinale persa ai Mondiali di pallavolo – e sei stata insultata a causa di una schiacciata decisiva sbagliata ma col movente del tuo cognome e della tua pelle, con la stucchevole argomentazione che pertanto non sei italiana. Poi, a seguito delle giuste dimostrazioni di affetto e gratitudine da Mario Draghi in giù, hai specificato che vuoi soltanto prenderti una pausa. Una pausa dall’Italia, presumo, intesa come peculiare condizione psicologica: una condizione per cui, se la schiacciata in questione fosse andata a segno, tu saresti stata la bandiera e l’orgoglio degli stessi connazionali che adesso ti rinnegano; una condizione per cui una schiacciata sbagliata pesa di più, agli occhi degli appassionati occasionali (ossia gli incompetenti), rispetto a 244 schiacciate messe a segno come miglior marcatrice del torneo.

Cara Paola Egonu, ti do del tu perché in realtà mi rivolgo alla mia Paola Egonu interiore, quella che in cuor mio sa di vivere in una nazione in cui, se le cose ti vanno bene, sei l’idolo delle masse, mentre basta un errore per diventare una pezza da piedi. E forse l’essere italiani passa proprio da questa consapevolezza sui connazionali, non dal cognome o dal colore della pelle. Sarà pur vero che, come ha detto il presidente della Federvolley, a insultarti è stato solo qualche cretino; però è altrettanto vero che si tratta di una razza di cretini tipicamente italianissima.

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