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bandiera bianca

Il climate change e gli ardenti spiriti del web

Antonio Gurrado

Qual è la temperatura ideale per contenere al minimo gli insulti online? Ce lo dice uno studio scientifico

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Non l’avreste mai detto ma uno studio di Lancet dimostra che gli hater diventano più aggressivi sui social in condizioni climatiche estreme. Un’analisi di quattro miliardi di tweet prodotti in America dimostra che i discorsi d’odio aumentano del 5 per cento quando ci sono 30 gradi, del 10 per cento quando ce ne sono 35, e del 22 per cento quando la temperatura supera i 42. Allo stesso modo, l’hate speech risulta incrementato del 3 per cento se il termometro scende a 7 gradi, dell’8 er cento sotto i 2, del 12 per cento quando si lambiscono i meno 5. La temperatura ideale per contenere al minimo gli insulti online è compresa fra i 14 e i 22 gradi. Che il clima influenzasse il comportamento umano lo si sospettava già dai tempi di Montesquieu, che pure non disponeva di un account Twitter. Ma il risvolto che trovo più interessante in questi studi di Lancet è il sottinteso. Siamo tutti d’accordo che le temperature estreme, sopra e sotto lo zero, siano effetto del cambiamento climatico, vero? E siamo altrettanto persuasi che il cambiamento climatico, modestia a parte, sia colpa degli esseri umani. Sappiamo altresì che, tolto lo sporadico bot, gli esseri umani compongono in larga parte la popolazione dei social network. Quindi, sillogisticamente, è inevitabile che quando le temperature si impennano o precipitano gli hater si scatenino contro tutti. Se il clima è colpa di noi uomini, con qualcuno bisognerà pur incazzarsi.

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