"I miracoli" di David LaChapelle, via Ansa 

Bandiera Bianca

David LaChapelle andrebbe esposto al duomo di Milano

Antonio Gurrado

Tutti i motivi per cui la Chiesa avrebbe dovuto accettare che le opere del fotografo newyorkese fossero esposte gratuitamente (e tutti quelli per cui non l'ha fatto)

Perché David LaChapelle è esposto al Mudec? Ovviamente non questiono il fatto che le opere del fotografo newyorchese siano in mostra al grande museo milanese delle culture: “I believe in miracles” è bellissima e ben curata, andate a visitarla, c’è tempo fino all’11 settembre. Mi lascia perplesso invece che quei capolavori siano confinati in un museo e fruibili solo a visitatori volontari e paganti, quando invece avrei voluto che si trovassero nelle chiese di Milano, a disposizione delle anime di tutti.

 

Le opere di LaChapelle traboccano di sacro, i corpi che ritrae racchiudono la perfezione del creato e la disperazione dell’umano; le scene di Gesù che appare nei bassifondi sono più efficaci di interi volumi di omelie del cardinal Martini; la colonna sonora che ha scelto – “Revelations” di Daphne Guinness – ascende al cielo molto più di tutte le canzoncine che abbiamo sentito a Messa negli ultimi cinquant’anni.

 

E allora perché sta al museo e non in chiesa? Sarà perché LaChapelle è omosessuale; ma la Chiesa un tempo non si è fatta scrupolo di commissionare opere a Caravaggio, che era un assassino. Sarà perché LaChapelle è costoso; ma la Chiesa un tempo non temeva che i fedeli ne criticassero lo sfarzo, quando si trattava di esaltare Dio nella bellezza. Sarà perché LaChapelle è famoso; ma la Chiesa un tempo conquistava gli intelletti più eccelsi, non si ripiegava accontentandosi di una conventicola di dilettanti da oratorio. Sarà perché LaChapelle è cattolico e crede nei miracoli; ma la Chiesa, un tempo, non se ne vergognava.

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