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bandiera bianca

L'antirazzismo è un'attività discriminatoria

Antonio Gurrado

A New York un professore della Fordham University è stato licenziato perché ha scambiato il nome di due alunni neri. Si era anche scusato, dimostrandosi affetto da una specie di fardello dell'uomo bianco. Ma non è bastato a salvarlo

Sono lontani i tempi (era il 2000) in cui Coleman Silk, il professore de “La macchia umana” di Philip Roth, finiva nei guai per aver chiesto se due alunni sempre assenti fossero spooks, spettri, che però in America è anche un insulto razzista. Su The Week leggo che a New York un professore della Fordham University è stato licenziato perché, quando un alunno nero è arrivato in ritardo, lui lo ha erroneamente chiamato col nome di un altro alunno nero. Ora, di per sé la cosa non è grave, anzi, quando un insegnante ricorda davvero il nome di un alunno il più delle volte c’è da preoccuparsi; tant’è vero che i due ragazzi coinvolti, il ritardatario e l’equivocato, lì per lì non si sono offesi particolarmente.

Il brutto è stato quando il professore, ovviamente bianco, per ripararsi dalla preventivata ondata di melma woke ha iniziato a mettere le mani avanti dicendo che era impegnato da sempre a favore dell’inclusività: i due alunni lo hanno trovato paternalista e affetto da una specie di fardello dell’uomo bianco, che lo portava a voler farsi salvatore delle genti anziché trattare tutti alla stessa stregua. Risultato, il professore è stato licenziato perché l’antirazzismo è un’attività discriminatoria.

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