bandiera bianca

#freethenipple: Madonna contro la censura social

Antonio Gurrado

La popstar contro Instagram per avergli censurato un capezzolo fa tornare in mente libro "Sex", uscito nel 1992 dove la cantante appariva parecchio svestita. Trent'anni fa eravamo più evoluti e ciò significa solo che tra trent'anni saremo messi ancora peggio di oggi

L’antidoto al cuoricino con cui Madonna ha dovuto censurare un capezzolo su Instagram è il libro “Sex”, volumone patinato del 1992 con cui la pop star turbò i miei dodici anni. In esso baci saffici, sadomasochismo soft, fetish epocale e pelo a sufficienza da non far nemmeno porre la questione dei capezzoli che oggi ci tormenta. Era talmente bello e sfacciato che non ho mai più voluto riaprirlo, tanto mi è rimasto impresso nella memoria: c’era Madonna a cavalcioni su uno specchio mentre – vabbe’, lasciamo perdere, non roviniamoci la giornata pensando che trent’anni fa eravamo più evoluti.

Che però la pop star più trasgressiva della storia sia costretta ad adeguarsi al conformismo censorio dei social non è solo paradossale, è anche grave. Come tutti noi (meglio di noi, in effetti) Madonna utilizza il corpo e il sesso come mezzo di comunicazione, pertanto il sesso e il corpo di Madonna sono stati strumento di conoscenza: io, ad esempio, ho iniziato ad ascoltarla e a scoprirla incuriosito da ciò che il libro voleva comunicare al mio turbinio puberale. Di fronte al cuoricino sul capezzolo, a uno smile sul pelo e a patacche varie per ostacolare lo sguardo, mi sarei invece arenato e mai avrei voluto scoprire qualcuno che mi si presentasse con cotante remore pudibonde. La censura delle tette sui social rivela un’unica conoscenza, piuttosto arida: che fra trent’anni rimpiangeremo i tempi dei cuoricini perché staremo messi ancora peggio.

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