BANDIERA BIANCA

Princeton, abbiamo un problema

Antonio Gurrado

Per favorire l'inclusione, la prestigiosa università americana depenna le lingue classiche dalla lista delle materie obbligatorie. Con un documento che, quanto a comprensibilità, non ha nulla da invidiare a latino e greco

Pare che il dipartimento di Studi Classici di Princeton abbia eliminato il latino e il greco dalle materie obbligatorie, pur di favorire inclusione e diversità.

Sul documento ufficiale rilasciato dall’ateneo in materia di equità, si legge che Princeton intende fronteggiare “le iniquità sistemiche della nostra società” in questo modo: rendendosi “consapevole dei riverberi della storia sul presente”; proteggendo gli studenti da discriminazioni dovute anche a “pregiudizi impliciti”; invitando lo staff a denunciare ogni “comportamento sessuale sospetto” di cui sia stato testimone; istituendo “un Comitato per l’equità e l’inclusione che valuti come le pratiche e le politiche finalizzate a tali scopi collimino o meno con l’obiettivo di promuovere l’equità all’interno e all’esterno della nostra comunità”; “valutando quali cambiamenti ai programmi possano svantaggiare ingiustamente alcuni nostri membri”; “investigando il modo in cui le culture della Grecia e di Roma sono state strumentalizzate e si siano rese complici di varie forme di esclusione, fra cui lo schiavismo, il suprematismo bianco e il genocidio culturale”; nonché abbandonando i tradizionali sentieri degli studi classici per “studiare una vasta gamma di relazioni sincroniche e diacroniche che prestino viva attenzione alle esclusioni”.

In effetti, se uno è in grado di capire questo documento, a cosa gli serve sapere il latino e il greco?