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Segnatevi questo nome: Jackie Weaver. È una mite signora inglese divenuta una star dopo che è stata pubblicata la registrazione di un consiglio parrocchiale di Handforth, tenuto su Zoom e degenerato a causa di alcuni arzilli e pugnaci partecipanti. Jackie Weaver li ha stoicamente silenziati ed espulsi man mano che le inveivano contro. Nel weekend il video è diventato virale, i quotidiani britannici hanno dedicato paginate di analisi e commento all’accaduto, la Bbc ha intervistato la bonaria Jackie Weaver e alcuni reality – le versioni inglesi di “Ballando con le stelle” e de “L’isola dei famosi” – stanno ponderando di includerla nel cast.

 

Sulle prime, il pubblico era divertito perché il consiglio parrocchiale a distanza sembrava teatro dell’assurdo 4.0, con inquadrature sbalestrate, primissimi piani grotteschi e la placida spietatezza della mattatrice. Poi qualcuno lo ha interpretato come nuova tappa del femminismo: la donna che annichilisce, premendo il pulsante rosso, i maschi che ne contestano l’autorità. Oppure come prova del nuovo equilibrio dovuto al virtuale: senza presenza fisica, tracotanti e gradassi risultano impotenti e facili da confinare.

 

Credo invece che la risonanza del consiglio parrocchiale di Handforth derivi dal fatto che destabilizza un tabù intoccabile della nostra epoca: l’identità. Siamo tutti convinti che definire chi siamo spetti soltanto a noi e per nulla al prossimo, con evidenti ricadute sociali e politiche. Jackie Weaver, segretaria del consiglio parrocchiale, è stata contestata da un signore che sosteneva di essere segretario lui. Un bel caso di scontro fra convinzione personale e realtà dei fatti. Jackie Weaver l’ha risolto dicendo che, se lui pretendeva di essere chiamato segretario, lei allora pretendeva di essere chiamata Britney Spears; così ha sedato col buon senso la rivoluzione più piccola della storia.

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