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Bandiera Bianca

La volubilità dei partiti è la volubilità degli italiani

Antonio Gurrado

Se la politica è sostenuta da sentimenti e passioni, non ci si può sorprendere della continua quadriglia di gruppi parlamentari, che si sciolgono e si scindono: ci rappresentano fedelmente

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Nel 1921, alla fondazione del PCI, il Corriere della Sera commentò l’intervento di Bordiga al congresso di Livorno scrivendo che il comunismo sembrava “sopra tutto uno stato d’animo e una costruzione cerebrale”. Nel 1989, sciogliendo il PCI, Occhetto spiegò che “i sentimenti e le passioni ci sono ma non è sui sentimenti che ci dobbiamo e ci possiamo dividere”. Che fosse elogiativa o spregiativa, quest’interpretazione sentimentale, passionale, emotiva di un’ideologia e del partito connesso costituiva dunque una costante, nonostante il passare del tempo: un sentimento duraturo e stabile, con un inizio convinto, una prosecuzione tenace e un tramonto drammatico, com’è inevitabile alla fine di un amore durato decenni. E c’è da presumere che sentimenti magari difformi ma altrettanto solidi abbiano animato lungo tutto il Novecento l’attività partitica di democristiani, socialisti, liberali, repubblicani, radicali, missini…

 

Ancora oggi non c’è dubbio che i partiti che siedono in Parlamento siano espressione di moti interiori, di sentimenti e di emozioni magari fredde, come la paura, l’invidia, il livore, la disillusione, l’orgoglio ferito, la vendicatività fine a sé stessa, la Schadenfreude. Il punto però è che una storia sentimentale della politica italiana non può tralasciare come, al giro di secolo, questi sentimenti si siano liquefatti, siano divenuti capricciosi e caduchi, traballanti quando non isterici. A un’accelerazione delle pretese sentimentali degli italiani – che nelle vite personali ha reso vorticoso come un film di Ridolini quel ciclo di inizio, prosecuzione e tramonto – è corrisposta, nella vita pubblica, una altrettanto concitata ridda di partiti e partitini che nascono d’impeto, tirano avanti su fumose speranze e in un modo o nell’altro falliscono per repentina delusione; allora si rinominano, si sciolgono, si scindono, si fondono come in preda a una continua smania adolescenziale, che impedisce di crescere. Ci si può quindi scandalizzare quanto si vuole della continua quadriglia di gruppi parlamentari e peones nell’emiciclo, ma non ci si può sorprendere: la loro volubilità è specchio dei cuori dei cittadini, che rappresentano fedelmente.

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