Gran polemica, a Monza, dappoiché fra i volontari che da oggi consegneranno pasti caldi ai medici dell’ospedale San Gerardo, in prima linea contro la pandemia, ci sono capi ultrà e neofascisti. La questione politica è lampante (si potrebbe ribattezzarla “operazione schiscetta antifascista”) ma io, che ho una vita intellettuale più vivace, preferisco occuparmi della questione etica. Una buona azione può essere compiuta da qualcuno di cattivo? E anche, l’azione compiuta da un cattivo può essere buona? Ovvero, in morale conta più ciò che una persona è o ciò che una persona fa?

Gran polemica, a Monza, dappoiché fra i volontari che da oggi consegneranno pasti caldi ai medici dell’ospedale San Gerardo, in prima linea contro la pandemia, ci sono capi ultrà e neofascisti. La questione politica è lampante (si potrebbe ribattezzarla “operazione schiscetta antifascista”) ma io, che ho una vita intellettuale più vivace, preferisco occuparmi della questione etica. Una buona azione può essere compiuta da qualcuno di cattivo? E anche, l’azione compiuta da un cattivo può essere buona? Ovvero, in morale conta più ciò che una persona è o ciò che una persona fa?

Considerando la faccenda da un punto di vista puramente ideale, se un ipotetico Hitler facesse l’elemosina a un ipotetico mendicante, quest’ultimo dovrebbe rifiutare l’obolo e nobilmente morire di fame, poiché tutto ciò che viene da Hitler è malvagio. Da un punto di vista utilitaristico, invece, se il mendicante rifiutasse sarebbe un cretino. Il dilemma tuttavia è più profondo di così e si radica nell’antinomia che ha spaccato l’Occidente cinquecento anni fa, ai tempi della Riforma protestante: mezz’Europa convinta, per citar Manzoni, che si possano perdonare tante cose per un’opera di misericordia; mezz’Europa convinta con Lutero che “non sono i frutti a fare gli alberi buono o cattivi ma sono gli alberi a fare i frutti buoni o cattivi”, e che una buona azione compiuta da un uomo cattivo sia una cattiva azione travestita.

È un’alternativa insondabile e non sarò certo io a risolverla oggi pomeriggio con questo paragrafetto. Nulla però in confronto alla vera questione insolubile posta dalla notiziola monzese. Capisco quelli ai quali dà fastidio che siano ultras e neofascisti a portare i pasti caldi ai medici del San Gerardo; ma perché non glieli portano loro?