Il sindaco di Pavia Mario Fabrizio Fracassi insieme all'atleta Danielle Madam

bandiera bianca

Danielle Madam, il bello di non essere (ancora) italiana

Antonio Gurrado

Il sindaco di Pavia chiede a Sergio Mattarella di concedere la cittadinanza alla campionessa di atletica, vittima di un avventore che le ha rinfacciato che non sarebbe mai diventata italiana. Considerazioni sull'accaduto

Il sindaco di Pavia ha inviato al Presidente della Repubblica una richiesta formale di concedere la cittadinanza italiana a Danielle Madam, ventitreenne campionessa di atletica (specialità getto del peso) fuggita dal Camerun con madre e fratello quando ancora aveva sette anni. A Pavia Danielle Madam vive, si allena, frequenta l’università e lavora per mantenersi agli studi. Sempre a Pavia, durante un turno al bar, Danielle Madam è stata apostrofata da un avventore che le ha rinfacciato in tono ostile che non sarebbe mai diventata italiana. Pare che all’origine dell’astio ci fossero delle amare considerazioni di Danielle Madam a margine del caso Suárez, e del fatto che quell’esame farsa dimostrava che da noi esistono immigrati di serie A e immigrati di serie B, C, N, Z. Ora la richiesta è nelle mani del Presidente della Repubblica, che agirà con la consueta saggezza; eppure non si può fare a meno di avanzare alcune considerazioni.

 

 

Stupisce infatti che, dopo sedici anni in Italia, Danielle Madam non si si ancora resa conto di come l’esistenza non solo di immigrati ma di cittadini di serie A e di serie B, C, N, Z sia un pilastro del carattere nazionale, grazie a un intricatissimo albero genealogico di figli e cugini, amici di amici e compagni di merende, contatti che possono tornare utili e persone con cui è meglio chiudere un occhio. Non vorrà mica venire qui a imporci la sua cultura; non vorrà mica che, solo perché lo dice lei, adesso diventiamo tutti uguali. Non solo: desta perplessità che, pur arrivata piccolissima in Italia, Danielle Madam abbia scelto di intraprendere la faticosa e poco remunerativa carriera di atleta, in una specialità negletta come il getto del peso, quando invece, nell’impossibilità di affermarsi come calciatore, avrebbe comunque meglio potuto investire il proprio talento candidandosi a un talent, facendo i provini per un reality o, alla peggio, reinventandosi influencer.

 

 

Ma ciò che più sconcerta è apprendere che Danielle Madam, nonostante la carriera da atleta, persista nel proseguire gli studi e, peggio ancora, che per mantenersi svolga tre lavori: addetta alle pulizie, barista e baby sitter. Da noi non si fa. Sarebbe stato meglio se avesse usato gli allenamenti come scusa per non studiare o, quanto meno, se avesse traccheggiato con l’università fino ai trent’anni come scusa per non lavorare, salvo poi piantarsi sul divano a lamentarsi che in Italia non si trova lavoro e spedire sua madre in posta a farle domanda per il reddito di cittadinanza. Allora sì che sarebbe subito diventata italiana, e per acclamazione popolare.

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