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Bandiera Bianca

La mascherina con slogan della Azzolina è un nuovo capitolo della propaganda politica

Antonio Gurrado

Il "Riapre la scuola, riparte l'Italia" mostrato dal ministro in televisione potrebbe essere un precedente per superare la comunicazione orale (e un modo per fregare i professori durante le interrogazioni)

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Ieri sera per errore mi si è accesa la tv e ho visto Lucia Azzolina ospite al tg de La7, dove avrà sicuramente espresso numerose idee giuste e sagge che però non sono riuscito a cogliere, incantato com’ero dalla sua mascherina e dalla scritta che vi figurava: “Riapre la scuola, riparte l’Italia”. Dunque di ciò che ha detto, devo confessare, nulla mi è rimasto se non quello slogan stampigliato, nonché l’idea che forse la sua ospitata da Mentana potrebbe segnare un nuovo gradino nella storia della propaganda politica: andare in tv come sempre a parlare parlare parlare, ma recando scritta sul viso l’idea fondamentale che s’intende trasmettere agli spettatori, tramutando la mascherina in fumetto permanente da cambiare secondo le esigenze.

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Ieri sera per errore mi si è accesa la tv e ho visto Lucia Azzolina ospite al tg de La7, dove avrà sicuramente espresso numerose idee giuste e sagge che però non sono riuscito a cogliere, incantato com’ero dalla sua mascherina e dalla scritta che vi figurava: “Riapre la scuola, riparte l’Italia”. Dunque di ciò che ha detto, devo confessare, nulla mi è rimasto se non quello slogan stampigliato, nonché l’idea che forse la sua ospitata da Mentana potrebbe segnare un nuovo gradino nella storia della propaganda politica: andare in tv come sempre a parlare parlare parlare, ma recando scritta sul viso l’idea fondamentale che s’intende trasmettere agli spettatori, tramutando la mascherina in fumetto permanente da cambiare secondo le esigenze.

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A Giuseppe Conte, per esempio, sarebbe bastato apparire in tv prima indossando una mascherina con scritto “Sì ai decreti sicurezza” e poi quella con scritto “No ai decreti sicurezza”, per risultare parimenti efficace senza rinunziare alla sua naturale eleganza. Per non parlare dei vantaggi che possono trarne le coppie in lite le quali, nell’impossibilità di mostrarsi il muso, potrebbero coprirselo con mascherine che recitano “Ti odio”, “Crepa” o “Torna da me”. E, al ristorante, quei goffi momenti in cui cameriere e cliente mugugnano col terrore negli occhi potrebbe essere risolto sfoggiando una mascherina atta a ordinare: “Una capricciosa e una birra media, per favore”.

 

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Ma la trovata della mascherina parlante troverebbe forse la propria miglior espressione proprio nel mondo che l’Azzolina governa: a scuola. Lì basterebbe, ai prof costretti a insegnare in apnea, tacere dietro quella specie di museruola su cui però fosse ben leggibile la formula del teorema di Pitagora, o l’Infinito di Leopardi, o la declinazione di rosa rosae; così gli alunni, senza fatica per nessuno, non riuscirebbero mai più a levarsela dalla testa. Non solo: si potrebbe pensare di convertire l’industria alla produzione massiccia di mascherine con prestampate le risposte esatte per tutte le possibili interrogazioni; un florido commercio per far ripartire davvero l’Italia grazie alla riapertura della scuola.

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