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Bandiera Bianca

Il Grande Fratello siamo noi

Antonio Gurrado

L'espulsione di Fausto Leali dalla Casa dei Vip e la soddisfazione che proviamo nel condannare le celebrità alla pubblica disgrazia 

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Diciamoci la verità: in principio, esattamente come nel giardino dell’Eden, guardavamo il Grande Fratello solamente per scoprire se poi avrebbero scopato. Ricorderete che vent’anni fa, quando per la prima volta un manipolo di sciamannati venne chiuso nella Casa per antonomasia, la più grave trasgressione possibile, l’assoluto indicibile e impraticabile davanti alle telecamere, era il sesso; e il fulcro dell’esperimento sociale all’origine stava tutto nel vedere se, messi a stretto contatto ventiquattr’ore su ventiquattro, gli Adami e le Eve dei reality, tutti abbastanza giovani e abbastanza belli, sarebbero riusciti a trattenersi dal fare ciò a cui l’istinto li chiamava ma che la suprema legge televisiva gli vietava. Oggi, vent’anni dopo, il peccato originale si è evoluto e, negli studi del reality, gli epigoni dei progenitori hanno mutato grado: non più sconosciuti comuni mortali sui quali indagare se si sarebbero accoppiati come i comuni mortali che già conoscevamo; bensì personaggi famosi da aspettare al varco del passo falso che avrebbe consentito di tirarli giù dal piedestallo.

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Diciamoci la verità: in principio, esattamente come nel giardino dell’Eden, guardavamo il Grande Fratello solamente per scoprire se poi avrebbero scopato. Ricorderete che vent’anni fa, quando per la prima volta un manipolo di sciamannati venne chiuso nella Casa per antonomasia, la più grave trasgressione possibile, l’assoluto indicibile e impraticabile davanti alle telecamere, era il sesso; e il fulcro dell’esperimento sociale all’origine stava tutto nel vedere se, messi a stretto contatto ventiquattr’ore su ventiquattro, gli Adami e le Eve dei reality, tutti abbastanza giovani e abbastanza belli, sarebbero riusciti a trattenersi dal fare ciò a cui l’istinto li chiamava ma che la suprema legge televisiva gli vietava. Oggi, vent’anni dopo, il peccato originale si è evoluto e, negli studi del reality, gli epigoni dei progenitori hanno mutato grado: non più sconosciuti comuni mortali sui quali indagare se si sarebbero accoppiati come i comuni mortali che già conoscevamo; bensì personaggi famosi da aspettare al varco del passo falso che avrebbe consentito di tirarli giù dal piedestallo.

 

L’espulsione di Fausto Leali dal Grande Fratello Vip è tutta qui. Di là dalle cose inaccettabili che ha detto, il succo della sua caduta epica, della sua cacciata dall’Eden televisivo, sta nella soddisfazione che il pubblico prova nel vedere uccellato un ricco e famoso, un baciato dal talento, colui che in altri tempi sarebbe stato un intoccabile. E poco importa se il peccato da scontare non sta più nel commettere zozzerie censurabili ma nel pronunziare parole censurabili: il dato di fatto è che in principio il Grande Fratello era un’autorità senza nome che vagliava i comuni mortali cacciandoli se si comportavano da comuni mortali, mentre adesso il Grande Fratello siamo noi comuni mortali, che abbattiamo le celebrità una a una, sventolando loro sotto il naso la spada fiammeggiane mentre li condanniamo alla pubblica disgrazia, alla vergogna e forse all’oblio. È la più significativa evoluzione politica in Italia negli ultimi vent’anni.

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