Il pessimismo cosmico di Luì e Sofì

Antonio Gurrado

Un'interpretazione dei siparietti avanguardisti dei due youtuber siculo-milanesi, gravidi dell’angosciosa consapevolezza della carenza di senso nel tutto  

Lo ammetto, avevo sottovalutato Luì e Sofì. I due youtuber siculo-milanesi, celeberrimi per la saga “Me contro te” che fa impallidire gli incassi di Checco Zalone e le vendite di Thomas Mann, di fronte all’emergenza globale prendono in mano la situazione e ci spingono a guardare in faccia la realtà senza infingimenti. Tanto per cominciare, hanno operato una netta scelta di campo in favore della ricerca e di una rigida adesione ai dati sperimentali. Infatti Luì, che ha 27 anni e studia per diventare farmacista (probabilmente crede alla reincarnazione), non si è astenuto dallo squadernare la propria autorevolezza scientifica: per spiegare il contagio, avvalendosi dell’aiuto della fida Sofì, ha lanciato in aria dei coriandoli colorati sottintendendo, con spregio, una sostanziale sfiducia nei velleitari tentativi di individuare un modello matematico nella diffusione della pandemia.

 

Niente tuttavia in confronto al nocciolo etico attorno a cui ruota la loro intera produzione letteraria, cinematografica e artistica: la persistenza del malvagio signor S, ognora apparentemente sconfitto ma sempre redivivo, un’incarnazione quanto mai efficace non tanto del virus quanto del male metafisico. Non ci poteva essere miglior modo, credo, di raffigurare di questi tempi lo smarrimento dell’uomo di fronte a una natura che non controlla e che gli si ritorce contro, subdola e mai doma.

 

Ancor più sottile è la soluzione proposta da Luì e Sofì: il bene sconfiggerà il male, assicurano, solo se crediamo ai nostri sogni. Mai nessuno era stato così adamantino nel dire che un mondo privo di male ce lo sogniamo, altro che andar tutto bene. Se poi gli italiani non colgono il pessimismo cosmico di Luì e Sofì, e addirittura sottopongono la prole alla visione dei loro siparietti avanguardisti gravidi dell’angosciosa consapevolezza della carenza di senso nel tutto, è soltanto perché non sono abbastanza maturi per capirli.

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