Paul Auster (foto LaPresse)

Forse solo Paul Auster non ha scritto ancora nulla sul coronavirus

Antonio Gurrado

E' probabilmente il migliore scrittore al mondo e ieri ha finalmente condiviso uno status su Facebook, a distanza di quasi un anno dal precedente. E non è sulla pandemia

Ieri sera Paul Auster ha pubblicato un post su Facebook. Trattandosi probabilmente del miglior scrittore al mondo (per parafrasare il vecchio slogan di una birra), già di per sé è una notizia. Diventa più rilevante se si scrolla la sua bacheca per controllare i post precedenti: l’ultimo lo aveva pubblicato il 10 giugno 2019, il penultimo il 10 maggio 2018. Va ancora meglio coi video: ne aveva caricato uno tre anni fa e l’altro otto anni fa. 

 

Il profilo Facebook di Paul Auster merita di essere seguito per quanto è rilassante. Anzi, idealmente, bisognerebbe seguire soltanto lui e allora sì che Facebook avrebbe un senso: servirebbe ad avvertirci quando Paul Auster posta qualcosa. Allora sì che Facebook riconcilierebbe con la lettura, inoltre, molto più che per mezzo dei video promozionali e delle presentazioni virtuali in cui noi alfabetizzati tentiamo di profonderci al momento: non accadendo niente per mesi e mesi, non venendo mai pubblicato nulla per ère geologiche, ci si metterebbe a leggere libri a bizzeffe nell’attesa che Paul Auster si decidesse a postare.

 

Certo, potrebbe insospettire la sua precipitosa scelta di farlo proprio ieri sera, dopo soli dieci mesi dal post precedente, senza aspettare il canonico anno-anno e mezzo: non è che l’emergenza coronavirus gli ha messo addosso la fregola di esprimersi, di rivelarci che durante la quarantena sta imparando a suonare la chitarra o che ha fatto una torta? Macché, il post è ambientato in Ucraina nel 2017. È consolante saperlo, in un mondo in cui non ci può essere pandemia o guerra o Festival di Sanremo o parcheggio in doppia fila senza che masnade di scrittori si riversino a dire istantaneamente la propria su Facebook. Probabilmente anche Paul Auster alla fine cederà e posterà qualcosa sul coronavirus. Di sicuro lo farà nel giro del decennio entrante, magari dopo una latenza di due o tre anni. Forse anche per questo è il miglior scrittore al mondo.

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