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Il razzismo non c'entra nulla con l'ignoranza

Antonio Gurrado

Le discriminazioni non dipendono dal grado di cultura di ciascuno, bensì dal libero arbitrio

Sicuri che cultura e conoscenza bastino per sconfiggere il razzismo? Vi faccio un esempio pratico. Oggi a Roma dei giovinastri hanno inveito contro una famigliola cinese, prima accusandola di essere infetta e poi minacciandola con una bottiglia. È indubbiamente un atto di razzismo, che si colloca su due livelli: uno base, che postula erroneamente che tutti i cinesi abbiano il Coronavirus; l’altro più sofisticato, secondo cui chiunque minacci la mia identità (di non cinese o di non contagiato) merita di essere trattato con violenza. Ora ipotizziamo che gli energumeni adolescenti protagonisti di questo fattaccio fossero stati, un attimo prima di agire, illuminati dalla conoscenza e, divenuti all’improvviso virologi, sapessero che essere cinesi non implica necessariamente essere infetti. Questo avrebbe impedito loro di aggredirli con una bottiglia in quanto cinesi, ossia diversi? Temo di no, non possiamo esserne certi. E anche, se per assurdo fosse stata vera la convinzione dettata dalla loro ignoranza, ossia che tutti i cinesi in quanto tali hanno il Coronavirus, ciò avrebbe implicato necessariamente l’aggressione con la bottiglia? No: se mi trovo di fronte a una persona ammalata posso liberamente decidere se allontanarmi alla chetichella per evitare il contagio o se farmi avanti per dargli una mano, mentre solo una ristretta minoranza tende a reagire alle malattie altrui brandendo vetri spaccati. Se ne deduce che la conoscenza è un’ottima cosa ma di per sé non è influente riguardo al razzismo: il quale è un atto di volontà, un esercizio di libero arbitrio che non dipende da cosa sappiamo e cosa non sappiamo ma dipende soltanto da quanto siamo stronzi.

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