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Le fake news non scompariranno con la sola censura di Facebook

Antonio Gurrado

Crederemo alle panzane che circolano finché la nostra pigrizia intellettuale continuerà a farci preferire la parte al tutto

Non è il fatto che in larga parte offrissero sostegno ufficioso a Lega e Cinque stelle, il dettaglio interessante sulle ventitré pagine chiuse da Facebook Italia perché diffondevano fake news. Anzi era forse inevitabile, visto che metà degli italiani sostiene Lega o Cinque stelle e che questi due partiti, essendo potentissimi online, inavvertitamente trascinano cascami del genere. È più interessante notare la natura delle fake news che ricevevano più like: ad esempio, una frase insensata attribuita a Saviano, ma apocrifa, o il video di immigrati che assaltano un’auto dei carabinieri, ma tratta da un film. La leva su cui queste pagine agivano è il principale apporto di internet alla cultura contemporanea: la rimozione del contesto. Ci piace la funzione antologizzatrice del web, che ci consente di guardare a ripetizione una scena famosa tralasciando il resto del girato, ascoltare la nostra canzone preferita ignorando il resto dell’album, leggere una frasettina senza curarsi della fonte da cui proviene. Questo beneficio, che ci fa risparmiare tempo e godere solo del meglio della vita, è avvelenato: ovvio che poi non siamo in grado di capire se un autore possa aver seriamente scritto una cosa del genere o se ciò che i nostri occhi vedono ci venga mostrato con intenzione documentaristica o fantastica. Facebook può chiudere tutte le pagine che vuole ma le fake news non saranno debellate fino a che la nostra pigrizia intellettuale continuerà a farci preferire la parte al tutto; fino a che non torneremo a voler fare un po’ di fatica.

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