Maedeh Hojabri

La ragazza-ballerina arrestata in Iran e quell'imbarazzo a scrivere islam

Antonio Gurrado

Maedeh Hojabri è stata fermata dopo aver postato su Instagram dei video mentre ballava. Tutti hanno dato la notizia, ma in pochi hanno parlato del problema religioso dietro questa vicenda

Sappiamo già tutto di Maedeh Hojabri, la diciottenne iraniana arrestata perché si era filmata via Instagram mentre ballava su musica pop senza hijab ma con uno smanicato e un cappello, oppure con una maglietta arrotolata sopra l’ombelico. Sappiamo che è stata accusata di avere infranto le norme morali e, per questo, non solo le è stato chiuso d’ufficio l’account social ma è stata anche fatta apparire in tv a chiedere perdono piangendo e giurando di non far parte di un’organizzazione sovversiva bensì di essere solo una ragazza alla quale piace filmarsi e far ginnastica. Sappiamo anche che assieme a lei è stato arrestato un numero imprecisato di iraniani rei di essersi ripresi nel corso di azioni parimenti reputate scandalose e, c’è da scommetterlo, parimenti innocenti.

 

Eppure non si riesce a capire come mai i giornali e le agenzie, nel dare la notizia, s’intimidiscano e facciano sparire la parola “islam” dal titolo, al massimo facendole fare capolino (ma nemmeno tutti) camuffata da aggettivo per definire la repubblica iraniana o la morale che la povera ragazza è accusata di aver infranto. Così si riduce un enorme problema religioso a questione sociale, poi a breve in cronaca, a spigolatura, a curiosità (per fortuna l’hanno rilasciata); e se anche escogitassimo una campagna social in sostegno di Maedeh Hojabri indossando tutti una maglietta colorata, o un cappello della sua stessa foggia, e filmandoci su Instagram mentre balliamo sfrenati brandendo l’hashtag #siamotuttiiraniani potrebbe non bastare a non essere complici di un certo silenzio distratto.

 

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